di Marco Biondi
Le polemiche “di parte” non si fermano nemmeno davanti decine di migliaia di morti, strappati alla loro vita da un’assurda logica di potere che non riesce a staccarsi dai retaggi medioevali di conquista e sopraffazione. Nemmeno davanti ad una ferrea distinzione tra invasore e occupato, tra aggressore e difensore, riescono a tacere quelli che avevano, ahimè, deciso di parteggiare per chi oggi fa la parte del carnefice.
Risulta quindi inevitabile che ci sia sempre qualcuno che cerchi di trovare spiegazioni, retroscena, perfino giustificazioni ad un genocidio. E oggi assistiamo all’allucinante polemica sul diritto di esprimere opinioni contrarie, anche a difesa o supporto di chi, appunto, sta lanciando razzi e bombe su una popolazione inerme di un Paese che viveva in pace all’interno di uno schema democratico che si era liberamente scelto.
Il mio intento non è quello di indagare sul passato di una regione la cui storia personalmente non conosco in modo abbastanza approfondito per discuterne. Io vorrei solo ragionare su diritti di espressione e di rispetto democratico. Ovviamente la persona sulla quale si addensa il dibattito è Putin, colui che ha deciso l’invasione ed ha preferito iniziare una guerra rispetto ad un sereno confronto democratico.
Non capisco sinceramente quanto potesse essere in pericolo la sua nazione, semplicemente perché aveva, ai suoi confini, un territorio che non riusciva a controllare politicamente. Ce ne sono tante di nazioni che confinano con regioni aventi regimi politici differenti, ma non mi sembra una buona ragione cercare di annetterseli con la forza. Dovrebbe forse farlo, ad esempio, la Finlandia, che confina con una Russia antidemocratica?
Ma andiamo con ordine. Putin aveva rassicurato il mondo che l’ammassare le sue truppe ai confini con l’Ucraina, faceva semplicemente parte di normali esercitazioni militari. E il mondo gli aveva creduto, o aveva fatto finta di credergli, fino alla notte dell’invasione. Poi, lo stesso Putin, aveva minacciato il blocco dell’alleanza occidentale di una possibile ritorsione nucleare in caso qualcuno avesse osato sostenere la difesa all’invasione. Infine, lo stesso Putin, ha continuato imperterrito a mentire, anche al suo popolo, sostenendo che, quanto stavano facendo, non avesse a che fare con una guerra di invasione, ma si trattasse di una semplice “operazione militare speciale”. E lo sta tuttora facendo dopo aver mandato al massacro i suoi soldati che si sono inevitabilmente scontrati contro una feroce resistenza, quella di un popolo che non aveva nessuna intenzione di farsi sottomettere e occupare. Quest’uomo è indifendibile. Chi ignora le basi delle regole democratiche, e le calpesta, non può essere difeso.
Per questo io sostengo che nel nostro paese, sia normale che ci sia un confronto di opinioni. Sostengo che sia giusto e sacrosanto che, chi conosce nel dettaglio la storia di quelle regioni, ce la possa raccontare. E se ci sono stati episodi di violenza e di sopraffazione, credo che sia giusto questi siano di dominio pubblico. Ma questo riguarda annessioni e occupazioni, da qualsiasi parte fossero originate.
Ma prendere a pretesto fatti accaduti nel passato per giustificare azioni militari come questa, sinceramente mi sembra una offesa all’intelligenza ed alla democrazia. In conclusione non ritengo sia ammissibile che la comunicazione in generale e il servizio pubblico in particolare dia voce a personaggi che si schierano apertamente a difesa delle ragioni di Putin, oltretutto corrispondendo per sentire queste ragioni anche lauti compensi. Se poi si analizza la fonte che ha richiesto tale tipo di intervento (Bianca Berlinguer, assoldando questo prof. Orsini), è lecito che emergano altri dubbi. E, io, come sempre, li esterno.
Bianca Berlinguer è evidentemente ancora molto vicina come posizioni alla retroguardia ex PCI, con l’amato D’Alema ancora molto attivo nel dispensare consigli. Lo stesso D’Alema, si era espresso in più occasioni a favore di rapporti anche molto stretti con Cina e Russia. La stessa missione benefica “dalla Russia con amore” abbiamo visto che aveva ben altri scopi che aiutare il nostro paese a gestire l’esplosione della pandemia nel 2020. Ogni dubbio, per come stanno andando le cose, è lecito.
Non vorrei più vedere post che indagano sul passato di Zelensky, o post che inneggiano all’azione di pulizia di Putin. Ma se sui post ho la libertà di bannare chi li pubblica, sulla TV, ancor più su quella di stato, non ho potere. Perché se anche cambio canale, tanti spettatori ignari (?) subiranno una cattiva informazione. La nostra libertà di espressione è anche quella di preservare gli spettatori da indecorose propagande a difesa di chi ha sbagliato in passato a scegliersi gli interlocutori amici, e continua a cercare di difendere tale scelte dispensando falsità.
Troppa insistenza nel difendere l’indifendibile non può non far nascere atroci dubbi.
(28 marzo 2022)
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