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Il riverbero di Oronzo Canà #giustappunto di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana, #Sassuolo

Son proprio belli gli europei di calcio. E le varie rappresentative nazionali che stiamo ammirando in questi giorni, stanno giocando tutte benissimo, seguendo gli schemi calcistici più moderni e all’avanguardia. Persino l’Italia, nonostante provenga da una scuola utilitarista e ‘catenacciara’. 3 mondiali su 4 li abbiamo vinti ‘truffando’ il prossimo, da qualsiasi parte del pianeta provenisse. L’Italia, in effetti, è una Repubblica democratica fondata sulla ‘truffa’. Ogni città ha il suo metodo: il romano ti sfila il portafogli dalle tasche dei pantaloni sull’autobus; il napoletano ti vende la Fontana di Trevi; e il milanese ti rifila i soldi del Monopoli spacciandoli per ‘minibot’.

Siamo uno ‘spiscio’ di Paese, non c’è che dire. Eppure, anche noi stiamo rielaborando, oggi, un calcio diverso, al pari delle altre nazioni europee. Non siamo più i contadini ‘malnutriti’ di una volta, quelli che dovevano sempre ‘arrangiarsi’ con la furbizia e il ‘fil di ferro’. Stiamo diventando europei, finalmente. E la cosa sta avvenendo per mutazione naturale, checché ne dica Luc Montagnier, rimasto fermo alla papaya.

In ogni caso, tornando agli europei di calcio, la Germania è sempre bene organizzata, ma le manca una punta, poiché non si è curata di trovare un erede ai vari Riedle e Klose. Stessa cosa si può dire dell’Olanda, bella fino agli ultimi metri, ma poco lucida davanti alla porta avversaria. Anche la Francia segna poco, a dire il vero. Tuttavia, i transalpini annoverano in squadra delle individualità pazzesche, che possono risolvere ogni situazione, anche la più ‘rognosa’. E poi c’è il Belgio, che già in passato aveva cercato di ‘scopiazzare’ gli olandesi e qualche finale l’ha pure giocata. Come quella del 1980: un anno indimenticabile, accompagnato dai dolcissimi Supertramp e dai magnifici Buggles di Trevor Horn.

Insomma, queste belle giornate di calcio internazionale sono molto rilassanti. Soprattutto, ci consentono di non occuparci più di tanto di Matteo Salvini in crisi mistica, o della stessa Giorgia Meloni che piazza i ‘marò’ nel bel mezzo del presepio, anche se quest’ultima non è un’idea così malvagia (ancora oggi, io inserisco Batman e Robin a bordo della ‘batmobile’). Basta stupidaggini dalla Gruber o dall’Annunziata: il calcio è una cosa seria, serissima. E’ cultura popolare, non ‘politica-spazzatura’.

Persino come ambiente, il calcio è cresciuto di livello. Una volta, chi si occupava di sport era considerato il ‘peggio’. “Non capisci nulla di economia, politica o diritto? E allora datti all’ippica…”, si diceva. Così adesso sapete da dove ha avuto origine quest’antico ‘sfottò’. Proviene dal mondo dei Mario Mattioli, un ‘baritono’ che venne spostato a commentare la ‘boxe’; degli Adriano De Zan, che sapeva tutto anche dell’ultimo dei gregari di Francesco Moser o Felice Gimondi; ed era anche il mondo di Alberto Giubilo, che tutti gli anni ci informava su vita, morte e miracoli dei vari cavalli di piazza di Siena.

Un paio di volte son stato anche invitato al ‘Concorso ippico internazionale’ di piazza di Siena. S’incontravano sempre delle arzille 90enni con la stola di visone sulle spalle, che ti raccontavano di quando, ai tempi del ‘fascio’, erano delle ottime ‘amazzoni’. L’ho frequentata anch’io, la nobiltà romana. La quale mi ha sempre accettato perché ero ‘decorativo’, seppur di sinistra. Anche in seguito, con le donne di destra è andata sempre così: non condividevano niente di quel che pensavo o scrivevo, ma secondo loro ero “tanto carino”. E pochi uomini sanno quanto sia triste esser scelto dalle ‘contessine’ della nobiltà ‘nera’ solo perché sei “bellino”. Ce n’è qualcuna, ancora oggi, che attende pazientemente ch’io ritorni ‘alla stalla’ esattamente come fanno i suoi cavalli di famiglia: “Perché tu sei quello più ‘bellissimissimo’…”, mi son sentito dire, ancora di recente, al telefono. Lasciamole stare lì dove sono le ‘contessine’, ché altrimenti comincio anch’io a sentirmi un ‘vecchietto’.

Insomma, se persino il giornalismo sportivo si è rifatto il ‘look’, possiamo ben immaginare come si sia ridotta la nostra classe politica. Non dovremmo più occuparci di questi qui. Il caro amico Alberto Rimedio, oggi è diventato il nostro nuovo Nando Martellini. Pochi sanno che, io e lui, siamo amici da decenni, poiché abbiamo trascorso interi anni lavorando fianco a fianco nelle televisioni locali. Ebbene, Alberto è sempre stato così: un ‘principino’. Io non ce lo vedevo proprio ‘intruppato’ con ‘bisteccone Galeazzi’ o Tonino Carino da Ascoli. E invece, Alberto Rimedio è riuscito a cambiare lo ‘stile’ di tutti. Ed è stato bravissimo a farlo.

Quelli della ‘Gialappa’s band’ ci avevano costruito la carriera su certi nostri pittoreschi giornalisti sportivi. Quelli che facevano morire dal ridere per i loro modi così ‘naif’ di essere popolari, nel senso nobile del termine: lo stesso Teo Teocoli ne ha tratto ‘spunti’ infiniti. Oggi, però, le cose non stanno così: quelli più ‘frequentabili’ sono proprio i giornalisti sportivi, mentre i nostri leader politici sono diventati dei ‘personaggetti’ da ‘bisca’ notturna. Anche se, per certi versi, ho piacere che le cose siano andate così, dato che i colleghi dello sport sono stati a lungo ‘disdegnati’, perché erano quelli che non s’erano letti tutto ‘Il Capitale’.

Era bello spiegare loro chi fossero i ‘pianisti’ in parlamento, o i ‘franchi tiratori’ di una maggioranza di governo: non capivano niente di diritto parlamentare. Oggi, invece, i veri intellettuali sono loro. E sono contento di questo, perché di Gianni Brera e Beppe Viola ne abbiamo e ne sentiamo il bisogno. E anche tu, compagno Mughini, tieni duro, mi raccomando. Anche se hai sempre tifato per la squadra dei ‘padroni delle ferriere’.

Ma il vero profeta di tutto questo è stato lui: Oronzo Canà. Il quale, grazie alle sue idee rivoluzionarie, è riuscito a innestare sul vecchio tronco del ‘difensivismo opportunista’ italiano, una nuova idea di intellettualismo sportivo. Perché nel mondo del calcio c’è stato un ‘prima’ e c’è stato un ‘dopo’: un prima e un dopo l’utopica ‘bi-zona’ del Vate della Daunia; un prima e un dopo il ‘5-5-5’ della jena del Tavoliere; un prima e un dopo Oronzo Canà.

 

(18 giugno 2021)

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