di Fabio Certosino, #politica
“La donna è mobile e io sono un mobiliere”, diceva Totò nei panni di un turco napoletano nell’omonimo film. Il principe della risata poteva approfittarsi, nel modo paradossale caratteristico dei suoi personaggi, di un vizio, la volubilità, che meriterebbe ben altro stigma quando lo vediamo strisciare e farsi largo nella realtà. Intendiamoci bene però, si tratta di un vizio per i bacchettoni, non per quelli che ne possano trarre vantaggio. E questi profittatori si valgono poi di un altro difetto tipicamente italiano, quello di avere una memoria tutt’altro che a lungo termine e perciò la tendenza a sostenere facilmente e leggermente chi sappia cogliere l’occasione di servirsene.
“Fuori dalle palle i cambiacasacca”, oppure l’appello a votare il proprio partito perché si sarebbe stati sicuri che nessun voto avrebbe cambiato colore, sono affermazioni di chi secondo voi? Eh sì, la prima è di Salvini, intervenuto alla festa della Lega Nord il 2 agosto del 2016 in Romagna, la seconda è l’uscita di Meloni, ospite di Gruber a Ottoemezzo nell’agosto del 2020. A onor del vero, Meloni rassicurava che nessun eletto dei suoi avrebbe fatto un carpiato da olimpiadi di tuffo, ma il discorso potrebbe rovesciarsi e chiederle conto di quanti il suo partito, nelle sue articolazioni regionali, è andato raccogliendo da ogni altra provenienza (le cronache di Rovigo registrano nel 2019 addirittura il caso di un transfugo dal PD).
Diverso però è il caso del suo compare di merende, il cui partito è in questi ultimi mesi afflitto dal ripensamento di diversi suoi rappresentanti. Salvini tuttavia ha dimostrato maggiore scaltrezza nel giustificare i casi di voltaggabana che per la destra erano inammissibili, almeno quelli, come dobbiamo supporre, che abbandonavano i loro partiti destrorsi, dichiarando nel 2020 che la Lega non è di sinistra né di destra con l’intenzione di fare l’occhiolino a chi volesse passare dai 5S alla Lega. Oggi, dopo che il movimento grillino è sfumato a una consistenza da ectoplasma, la questione riguarda i fuoriusciti leghisti in direzione del partito della Giorgia nazionale. E qui iniziano gli screzi da piccoli balilla perché, se è vero che tutto sommato il passaggio avviene tra partiti dalla colorazione simile, è innegabile che la lotta stia diventando personalistica e quindi di posizione. Infatti, l’avanzata di FdI in Veneto, dove la Meloni ha avviato la rosicatura dei sostenitori leghisti, desta sicuramente preoccupazione in Salvini, tanto che questi si premura continuamente di ricordare che la natura dei candidati alle amministrative autunnali sarà civica. Si potrebbe pensare in sostanza che l’avvicinamento di FdI nei sondaggi abbia avuto l’effetto di chiamare sul carro ancora più nero del vincitore quelli che opportunisticamente abbracciavano la Lega in sella alla sua ascesa.
Nell’aprile scorso un deputato leghista ha utilizzato una foto di Oliviero Toscani ribaltando il messaggio originale per usarla contro le adozioni di coppie omosessuali, scatenando l’ovvia reazione dell’autore. Fin qui nulla di sorprendente, se non fosse che la stessa foto era già stata utilizzata nel 2013 da Fratelli d’Italia condannata poi a risarcire Toscani. Matteo e Giorgia possono quindi continuare a commuoverci con le belle pose da innamorati che ci offrono, perché hanno ancora qualcosa in comune, l’odio fascista per le libertà e i diritti civili.
(17 giugno 2021)
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