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L’Italia è una repubblica democratica fondata su Franceschini alla Cultura

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di Ghita Gradita, #Lopinione

Sempre meglio che fondata su Casalino direte voi. Vi si capisce. Ma alla luce di tutto ciò che sta accadendo al mondo della cultura, con la chiusura dei teatri e dei cinema che continua, mentre le reali attività dove la gente si contagia rimangono le stesse di prima: autobus pieni, treni pieni, trasporti pubblici pieni, assembramenti al primo odore di zona gialla come se zona gialla volesse dire covid-free e con cinquecentomila addetti o poco più che non sanno di cosa vivere dal gennaio 2020 la riconferma di Franceschini al MIBACT è uno schiaffo alla povertà. E alla coerenza.

Ma soprattutto ai portafogli di coloro i quali hanno sistemato i locali, preparandoli perfettamente per il distanziamento voluto dalle linee guida della Sanità per potersi permettere la riapertura, salvo poi incappare in una nuova chiusura, una chiusura chiusa in faccia, come se le repliche, le produzioni, gli sforzi, la cultura, le regie, i testi, la preparazione, tutto un settore, potessero essere ignorati e vilipesi in nome di Franceschini. O di chiunque altro fosse dove sta lui ora.

Uomo indubbiamente capace e per tutte le stagioni, resistente a qualsiasi tempesta, Franceschini è anche il ministro che ha voluto la superdiscutibile legge sul Teatro che impedisce la crescita di qualsiasi nuova realtà che non sia nelle grazie di qualche teatro stabile, nazionale o no, gettando fumo negli occhi con la famosa ideona della netflix di Stato, che ricorda nemmeno troppo da lontano certi sovietismi apparentemente dimenticati, ma mai troppo lontani e fa rimpiangere la RAI di Biagione Agnes. Che almeno Agnes “qui comando io” non te lo mandava a dire.

Franceschini è però anche l’uomo che in qualche modo ha resuscitato i Musei, ma ha purtroppo dimenticato di dirlo al Sindaco di Venezia, e che senza schiodarsi di un millimetro non ha mai cambiato la sua decisione sulle chiusure, nemmeno ipotizzando un cambiamento ad uso mediatico, nemmeno per farci un favore.

E ha fatto bene. Perché non gli si chiede di farci un favore, a noi che anche di spettacolo viviamo, chiediamo riaperture certe e in tempo, virus permettendo, che ci diano la possibilità di organizzare almeno le stagioni estive, e di dire basta a questo tentativo di spostare il teatro solo da un’altra parte – il video, la televisione, le piattaforma di stato  che siano – perché il teatro si fa a teatro e non da un’altra parte.

Nemmeno in Parlamento si fa il teatro, lì si fanno i teatrini, e Franceschini  dovrebbe saperlo bene.

Così solo due certezze si hanno dopo la rivoluzione [sic] di Renzi – geniale la coltellata a Bellanova che si è spesa per il leader che poi nell’unica poltrona di ministra per IV c’ha messo un’altra – è che l’Italia è una repubblica fondata su Franceschini alla Cultura. E che se non vi piace “si può sempre emigrare” [cit.]. Con tantiapplausi alla lirica.

 

(14 febbraio 2021)

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