di Redazione, #NoRazzismo
Non è possibile commentare l’incommentabile, scrivevamo da un’altra parte, e quindi vi rimanderemo qui, senza aggiungere null’altro che non possiate aggiungere meglio voi che leggerete. Succede però che tocca sottolineare ancora una volta, in un paese che fa sempre i conti con gli altri, invece che coi proprio errori, attribuendo ad altri gli errori che sono propri, che paragonare Liliana Segre ad un dittatorucolo promulgatore di leggi razziali che hanno poi devastato l’Europa, attribuendo all’uno la stessa dignità che la vita ha dato all’altra, nonostante il dittatorucolo, va molto al di là del ridicolo.
Quando poi i commenti di chi non conta fino a dieci prima di aprire bocca vengono da nostalgici del Duce che non si sono più schiodati dal Ventennio e per i quali, o le quali, il Ventennio è l’unica cosa giusta fatta in Italia nonostante i milioni di morti, gli squadrismi, e il razzismo e l’odio per decreto, vediamo come anche un monumento nazionale come Liliana Segre servirà a poco se tutti coloro che si riconoscono nell’antifascismo ora e sempre – non come ideologia divisiva, ma come difesa della libertà di tutti (anche purtroppo di coloro che aprono bocca a vanvera perché preda dell’orgasmo di essere invitati a dire la loro) – non diventeranno le sentinelle, tolleranti ed inclusive, e non divisive e nostalgiche, di una memoria che dica la verità.
Senza ricorrere alle menzogne, ai mezzucci, alle fanfaronate, ai sibillinismi di tromboni e trombonettes nostalgici per il loro tornaconto personale, che rappresentano certamente un pericolo, ma sono minoritari e lo sanno, e per questo sono furiosi. Contrastarli con la civiltà delle idee, civiltà che non conoscono perché accecati dall’intolleranza, sarà l’arma vincente.
(9 febbraio 2021)
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