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Ecologia Politica Palermo: “Il nostro no al deposito di scorie nucleari è un no al modello, al tipo di gestione”. Nostra intervista

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di G.G. #Interviste twitter@gaiaitaliacom #Sicilia

 

La questione dello stoccaggio delle scorie nucleare su è giù per l’Italia – la questione delle scorie nucleari è ultradecennale e lo Stato, come è sua abitudine, tenta di metterci una pezza in quattro e quattr’otto, dopo decenni di dimenticanze – ha sollevato un polverone anche a causa di falsi allarmi lanciati ad uso elettorale, partitico, utile alla confusione che più regna, più regna l’impunità. Per opporsi alla questione sono nati comitati, gruppi, associazioni, collettivi, mossi dalla necessità di veicolare insieme alle autorità, soluzione compatibili con la qualità vita dei territori e la salute dei cittadini.

Abbiamo chiesto a Ludovica Di Prima, del Collettivo di Ecologia Politica di Palermo che ha dato vita alla pagina Facebook “Ecologia Politica Palermo” di aiutarci a chiarire, attraverso l’intervista esclusiva che segue, ciò che sta succedendo sul fronte dello stoccaggio delle scorie nucleari in differenti regioni italiane deciso dal governo e di come opporsi costruttivamente a decisioni che sempre di più vengono calate dall’alto come se i cittadini non avessero voce.

 

Partiamo proprio dalla pagina Facebook Ecologia Politica Palermo, da chi prende vita l’iniziativa? 
Ecologia Politica è un collettivo ecologista nato a Palermo qualche mese fa. Fa parte del network di Ecologie Politiche, collettivi analoghi sparsi sul resto del territorio italiano. Siamo giovani, studenti delle scuole e universitari, ricercatori e lavoratori, che ragionano sull’emergenza climatica in termini critici rispetto al sistema capitalista che individuiamo come principale responsabile della stessa.

L’iniziativa è apartitica?
L’iniziativa è apartitica; l’incontro è promosso dal nostro collettivo insieme alle realtà ambientaliste, cittadine e non, ai comitati spontanei nati in seguito a questa notizia e ad associazioni siciliane.

L’obiettivo primario è evitare lo stoccaggio delle scorie nucleari in Sicilia?
No, il collettivo nasce prima, nasce per portare avanti nei territori, nelle scuole, nelle università la tematica dell’ecologia politica e dell’emergenza climatica. Non nasciamo dunque sulla questione specifica delle scorie, ma è chiaro che in questo momento, vista l’urgenza del tema a seguito della pubblicazione della CNAPI, ci siamo subito concentrati e organizzati per affrontare e per opporci a questa possibilità. 

Esiste la consapevolezza che le ecomafie lo stanno facendo clandestinamente. Non temete di poter essere attaccati proprio su quel punto?
No, non temiamo questo tipo di attacco. Sappiamo perfettamente che esiste una gestione clandestina delle scorie nucleari, che fa fare profitti a pochi sulle spalle delle comunità, che va avanti nel silenzio più totale. Vale la pena ricordare per esempio il caso dell’ex miniera di sali potassici esportati di Pasquasia su cui grava da anni lo scandalo relativo alla presenza non solo di grandi quantità di amianto, ma anche di scorie nucleari per lo smaltimento e lo stoccaggio. Sulla questione restano tanti dubbi. Di sicuro però è un discorso completamente parallelo, che esiste ma che non incide sul tema dell’opposizione al progetto del Deposito nazionale. In questo caso si tratta di un’opera statale, di una gestione statale, di un modello che viene portato avanti dallo Stato italiano e al quale ci opponiamo.

Chi sono i referenti dell’azione e quali azioni vi proponete?
L’opposizione è organizzata dalle comunità interessate, da associazioni e gruppi ambientalisti ed ecologisti, da attivisti per la giustizia climatica, insomma dalle comunità che non possono accettare passivamente questa opera scellerata, sul proprio territorio o su altri. Lo abbiamo detto fin dal primo momento il nostro no al deposito è un no al modello, al tipo di gestione.

Quante e quali sono le associazioni che sostengono il movimento e quali gli obiettivi?
L’obiettivo è quello di opporci con tutte le forze alla costruzione del deposito in Sicilia prima di tutto, perché è qui che operiamo, ma anche quello di mettere a critica l’idea che sta dietro questo tipo di opere. Critichiamo l’idea della grande opera centralizzata che colpisce un solo territorio, che viene di fatto condannato a diventare la pattumiera dei rifiuti nucleari di Italia. I governanti sembrano non voler uscire dallo schema della grande opera, non esiste una visione territorializzata della gestione dei rifiuti in generale, soprattutto di quelli radioattivi. Non esistono progetti di bonifica dei luoghi che sono stati devastati dalle centrali nucleari prima, e dallo smaltimento folle e per nulla sicuro che si è fatto in seguito. Non sembra essere messo in conto il pericolosissimo momento del trasporto. Questo progetto non ci convince per nulla. Il cartello di associazioni che promuovono l’incontro è formato da comitati, associazioni, collettivi nati tutti su tematiche ecologiste e di difesa del territorio, ci aspettiamo un’ampia partecipazione da tutti i settori. 

Da decenni il problema dello stoccaggio delle scorie nucleari è in agenda, come mai esplode ora?
Esplode ora perché dopo anni di segreto di Stato la Sogin SpA, società di Stato che si occupa della gestione dei rifiuti nucleare, con autorizzazione del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell’Ambiente, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per lo smaltimento delle scorie nucleari, nella quale sono individuate 67 aree in 7 regioni potenzialmente adatte a ospitare il Deposito nazionale di rifiuti. Probabilmente saranno arrivati i fondi, probabilmente la pressione dell’Unione europea è diventata più stringente nei confronti dell’Italia che non ha una reale politica di gestione delle scorie. Appresa la notizia è scoppiata la contestazione. 

A quali luoghi verranno affidati gli stoccaggi delle scorie e quali pericoli corrono i cittadini?
In Sicilia sono stati individuati quattro siti: uno sulle Madonie, tra i comuni di Petralia Sottana e Castellana Sicula, uno a Butera, uno a Calatafimi-Segesta e infine uno a Trapani. Ancora non si sa quale territorio verrà scelto, proprio per questo ci stiamo giocando una partita molto importante. Abbiamo un periodo di tempo in cui esporre tutte le ragioni del No. I pericoli sono evidenti: l’idea di sotterrare in un solo territorio i rifiuti prodotti in tutta Italia e quelli che sono stati prodotti dalla terribile fase dell’energia nucleare e delle centrali nucleari è pericoloso nonché profondamente ingiusto. La quantità di scorie di scarto delle centrali e l’enorme dramma dello stoccaggio ci dimostra e dimostra a chi millanta ancora che il nucleare rappresenta una fonte di energia pulita, che è assolutamente falso. Quest’opera è molto pericolosa, ci sono stati diversi disastri ambientali nella storia che ci dimostrano quanto sia difficile e complicato lo stoccaggio dei rifiuti nucleari. Questo tipo di progetto è stato abbandonato nella maggior parte dei paesi del mondo, e in più, nel caso per esempio delle Madonie, trasformerebbe nettamente il paesaggio, in un territorio che si trova all’interno di un parco naturale. Nonostante provino con il ricatto dell’occupazione a far passare questo progetto come un’opportunità per i territori, non possiamo farci ammaliare. Non è la devastazione di un territorio in cambio di qualche centinaio di posti di lavoro che può significare sviluppo e benessere per le nostre comunità. 

Nel concreto cosa è possibile fare?
Il parere delle comunità e degli Enti locali è fondamentale in questa fase. Dalla pubblicazione della CNAPI, avvenuta il 5 gennaio, si apre un periodo di 60 giorni di consultazioni, in cui sono invitati a esprimersi (ovvero a proporsi), tra gli altri, anche le Regioni ed i Comuni sul cui territorio ricadono le aree interessate. Dopo i due mesi, verrà selezionato un solo sito e inizieranno le procedure per la formalizzazione e poi per la realizzazione. È in questo momento dunque che è fondamentale tenere alta l’attenzione sul tema attraverso la mobilitazione della comunità, per spingere le amministrazioni locali e la Regione a opporsi nettamente a questa opera. 

Quali saranno le iniziative previste nelle prossime settimane?
Il 12 gennaio alle 16 in via San Basilio a Palermo si terrà il primo incontro pubblico sul tema, sarà un momento di confronto e coordinamento. Da lì usciranno le proposte e le idee sulle prossime iniziative e i prossimi passaggi. Quello che possiamo dare per certo è che non ci fermeremo e che riempiremo questi due mesi di iniziative e azioni. La Sicilia non sarà condannata a questo ecomostro.

 

Ludovica Di Prima, sarà nostra ospite il 16 gennaio 2021 dalle 15.45, alla ripresa del nostro programma in streaming live La Vasca dei Pesci per approfondire ulteriormente questi temi.

 

(10 gennaio 2021)

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