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Questo popolo di delatori ha ora l’occasione per denunciare chiunque e può “putrefarsi” nel suo infantile godimento

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di E.T. #VitaVera twitter@gaiaitaliacom #Eicazzivostri

 

Abito da solo con un gatto e non esco di casa da tre settimane, spesa a casa via consegna a domicilio, direttamente sull’ascensore che chiamo io al mio piano via pulsante. Ieri, domenica, mi accorgo di avere finito il caffè (orrore, morte, disperazione e sgomento!) e chiamo un’amica che vive dall’altra parte della strada, nella casa di fronte, per chiedergliene in prestito un bicchiere. Con la mascherina sul viso faccio gli ottanta passi necessari ad uscire e attraversare la strada; ricevo la pregiata polverina e mentre ritorno nel deserto più assoluto con mascherina, bicchiere di pregiata miscela araba di caffè in mano e occhiali da vista – sono miope – con un movimento maldestro mi tolgo la mascherina che aggancia gli occhiali e cade tutto a terra.

Non faccio in tempo a raccogliere il tutto, nel frattempo sono arrivato dall’altro lato della strada preoccupandomi di salvare il caffè, che una voce si leva insultandomi: “Senza mascherinaaaaaaaaaaaaaa, sono quelli come leeeeeeeeiiii!!! Ad attaccare il viruuuuusssss!!!”. La deficiente era seduta in auto – pallida come una morta, con la sua mascherina da guerra più grande del suo viso – e a finestrino spalancato mi insultava come se fossi un untore pericoloso, eppure doveva avere visto cosa mi era successo perché per strada c’eravamo solo lei ed io…

La invito prima a denunciarmi e poi ad andare a praticare una fellatio al primo affamato disponibile e rientro. Non uscivo da tre settimane. Forse nemmeno lei. Io però ho un cervello. Lei ha terrore e basta.

E fors’anche una certa gioia: perché mi era già capitato nei giorni precedenti di sentire una voce maschile inveire: “Troiaaaaa, vai a casaaaaa. Stai in casaaaaa… Sei senza mascherinaaaaaaa” e la poverina rispondere “Sto andando dal medico, deficiente! E fatti i cazzi tuoi!!!”, nota massima confuciana, per entrare poi nello studio medico che sta sempre al di là della strada, sotto l’appartamento della mia amica che mi ha prestato il caffè.

Dunque in questo paese c’è sempre qualcuno che dice a qualcun altro cosa deve fare. Guardandosi bene dal farlo lui stesso, perché fate quel che dite, ma non quel che faccio non riguarda solo Salvini.

Immaginatevi ora, con decreti chiusincasa uno dopo l’altro, per preservarci dal virus; con la confusione che regna sovrana e non si capisce una madonna – mascherina sì, no, solo se sono malato, obbligatoria, non obbligatoria; con le aziende che chiudono e quelle che non chiudono che poi chiudono e poi riaprono e telelavoro sì e telelavoro no; e quelli che non sanno cosa fare e devono considerarsi qualcuno – un vicino, un uomo patetico di rara ignoranza e con un ego che non si sa dove finisca, si è fatto installare un lampeggiante rosso e blu sul tettuccio dell’automobile così da apparire come uno della protezione civile, non vedo l’ora di denunciarlo – ci troveremo fra poco ad ammazzarci per le interpretazioni personali che ognuno darà, dall’alto della sua incapacità di comprendere ciò che forse ha letto (distrattamente), dei decreti di Conte come se avesse colpa Conte.

Insomma a questa nazione di provincialotti ignoranti ai quali va detto esattamente cosa fare così che loro possano poi ordinarlo a qualcun altro, mancava soltanto l’epidemia che gli consentisse – in nome della salute pubblica, vivaddio – di sentirsi finalmente l’uomo forte del quale tanto sentono la mancanza – o di sentirsi stocazzo come dice un mio amico che non ci va tanto per il sottile – e di provare l’unico godimento di cui sono capaci: lo spiare dal buco della serratura le marachelle altrui per sentirsi più bravi.

Questi cialtroni.

 

(23 marzo 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 




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