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C’abbiamo messo un po’, ma poi abbiamo deciso: il nostro quotidiano non seguirà il festival di Sanremo 2020 se non per annunciare il nome del vincitore. Non vi mancherà certo l’informazione considerando che tutti i mezzi, le grandi testate, le televisioni nazionali, i network radiofonici, sono da settimane allineati nel parlare della manifestazione in tutti i modi possibili evitando accuratamente di dire ciò che tutti pensano: che andrebbe abolito dai palinsesti perché brutto, vecchio, inutile, stantìo, organizzato ad uso e consumo dell’industria della musica del poco talento, una stagione e via.
Raramente si è vista una campagna di indirizzo al Festival spudorata come quella del 2020: dalle polemiche sulle dieci vallette del buon Amadeus – che verrà fatto a pezzi – a quella sulla giornalista che nessuno voleva e che difende Meloni in quanto donna, alla necessità che al timone ci sia sempre un uomo circondato da ragazzone sulle quali si possano fare battute sessiste, ammirarne le forme, immaginare sappiamo cosa, senza occuparsi di cosa stiano dicendo, perché a Sanremo non si dice nulla, nemmeno quando si preparano monologhi commoventi preparati per la lacrima della signora che lo guarda per la cinquantesima volta perché la vita non le ha lasciato scelta.
Decidere di non seguire Sanremo 2020 è per noi un danno, perché ci toglierà un numero elevato di contatti possibili solo in quell’occasione e parlando di quello, ma corriamo volentieri il rischio e ce ne assumiamo la responsabilità. Mai come in questa edizione 2020 il festival di Sanremo appare inguardabile già dagli orrendi spot pubblicitari voluti da Amadeus o da qualcuno che gli vuol male, e con spregiudicato calcolo si prepara a monopolizzare l’attenzione di tutti i media, che per mesi parleranno solo di quello, ad unico beneficio dell’enorme quantità di denaro e di diritti d’autore che ruotano attorno alla manifestazione.
(1 febbraio 2020)
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