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Quando Luigi Di Maio trasudava vanità dichiarando “Abbiamo salvato l’Ilva in tre mesi”

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di Redazione #Pentadementi twitter@gaiaitaliacom #ILVA

 

Tutto si può dire di Luigi Di Maio ma non che manchi di una incosapevolezza della portata delle sue azioni, e delle sue parole che usa con la leggerezza tipica di chi verrà strozzato dalla sua stessa prosopopea cialtrona, che lo fanno scivolare lentamente, ma inesorabilmente, verso la già popolatissima galleria di guitti della politica che sentendosi dèi si sono trovati giullari.

Era il settembre 2018 quando Luigino Di Maio che ai tempi di credeva onnipotente ed era solo il ministro del Lavoro che il lavoro non sa cos’è, dichiarava ridicolizzando i quotidiani che lui, loro, aveva “salvato l’ILVA in tre mesi quando gli altri” non c’erano riusciti “in sei anni”. Il tono era insopportabile, la sua aria da capetto dell’asilo d’infanzia del quartiere dei poveri che parlava agli amichetti poco dotati che si era scelto per primeggiare insopportabile.

 

 

Ora il disastro operato di Di Maio e da quel governo demenziale messo in piedi dai poveracci a 5Stelle che volevano distruggere l’Italia e stanno implodendo più rapidamente di quanto non siano esplosi, è sotto gli occhi di tutti. I proclami del governo attuale, un altro governo demenziale come demenziale diventa tutto ciò che i 5 Stelle toccano, che parlano e gridano e minacciano di denunce e di accordi e di non possono fare questo perché gli accordi, con la proprietà ArcelorMittal che ha già chiarito che farà quello che vuole, è lì sotto gli occhioni degli Italiani che prima o poi ritorneranno anche ad aprirli.

E’ un disastro che però pesa direttamente sui conti correnti e nelle tasche degli operai di ILVA e dell’indotto – che va da Taranto a Genova passando per numerosissime altre città, sono trecento le ditte di trasporti in tutta Italia che non saranno pagate – che grazie al “Abbiamo salvato l’Ilva in tre mesi” si trovano senza lavoro, senza futuro e senza di che sopravvivere. Non pretendiamo che Di Maio chieda scusa, basterebbe ci mettesse del suo, in denaro, per fare loro la spesa nel caso avesse un’umanità, oltre alla lingua troppo lunga.

Non ci si aspetta tanto: ma almeno ci si aspetterebbero azioni precise al di là della frasi fatte, dei proclami di Di Maio, degli sproloqui di Conte, della fanfaronate di Emiliano. Ditelo chiaramente che lo Stato ci dovrà mettere un pacco di quattrini in quell’azienda lì che evidentemente nessuno vuole, ditelo che l’acciaio è un business che sta tirando le cuoia, ditelo che quell’azienda era già morta quindici anni, ditelo, infine, che siete una compagine di incapaci buoni solo ad aprir bocca per prendere per il culo la gente e non sapete fare nulla di ciò che raccontate di avere fatto (senza avere mosso un dito).

Ecco cosa succede a votare gli incompetenti salvatori della patria che dovevano distruggere la Casta: della distruzione della casta non gliene fregava niente, volevano solo prenderne il posto. Per farlo hanno devastato l’Italia. Sentite condoglianze.

 

 

(18 novembre 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 




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