E alla fine Matteo Renzi salta il fosso e lascia il PD

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di Daniele Santi #MatteoRenzi twitter@gaiaitaliacom #Leopolda

 

Ciò che sembra un salto nel buio sicuramente non lo è. Matteo Renzi ha di certo valutato tutti i pro e contro della sua uscita dal PD e considerato tutte le opzioni. Di certo, la scissione era alle porte; Matteo Renzi non può restare in un partito nel quale rientra Massimo D’Alema che è l’anima nera della sinistra che si pretende rossa. Non può, non potrebbe ma, soprattutto, non vuole e secondo noi, risultati elettorali a parte che vedremo in futuro, ha ragione.

Matteo Renzi darà vita a gruppi autonomi alla Camera e al Senato (con la complicazione dei nuovi regolamenti) per costruire quella forza liberal-democratica della quale l’Italia ha tanto bisogno e che andava fatta almeno vent’anni fa, ma allora si era schiacciati tra la Bicamerale di D’Alema – uno dei tanti clamorosi fallimenti dell’uomo che è tutto e niente, quasi come Travaglio – e Berlusconi che gli fece un clamoroso dietro-front nei denti, senza pensarci due volte.

Le reazioni all’uscita di Renzi dal PD testimoniano la pochezza della politica italiana, ancorata com’è alle tradizioni di partito, con reazioni pilotate dai media che invece di leggere ciò che Renzi ha detto nelle interviste rilasciate a Repubblica e a Il Giornale, traducono a seconda dell’ospite che stanno intervistando. Matteo Renzi è stato chiarissimo:

Quello che mi spinge a lasciare è la mancanza di una visione sul futuro. I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi. E la prossima Leopolda sarà un’esplosione di proposte”

Renzi se ne va e dirà cosa vuole fare, esattamente, alla prossima Leopolda, tra poche settimane, dal 18 al 20 ottobre. Maria Elena Boschi lo seguirà e Conte è stato messo al corrente: la forza politica che nascerà dalla scissione continuerà a dare l’appoggio al Governo Conte che sarà, ovviamente, appeso ad un filo.
Matteo Renzi, nonostante nessuno lo dica tra i cervelloni della stampa di regime – quella che ipotizzava nei giorni scorsi che Renzi avesse tra le mani diversi deputati di Forza Italia, Carfagna in testa – tra gli ex compagni di partito, ha fatto la mossa da maestro che gli permette di avere il Governo tra le mani senza essere parte del Governo.

Sconcerto tra i militanti e nella base del partito. Tutti molto legati al senso di comunità e di appartenenza, perdono di vista il pragmatismo che è assolutamente necessario in politica. Non diciamo che la mossa di Renzi sia quella giusta – in più occasioni ho scritto che non sono un suo elettore e non ho intenzione di esserlo in futuro, a meno di svolte liberal-democratiche e sociali sensate – diciamo però che è finalmente una mossa che esce dall’immobilismo che la lotta destra-sinistra ed il gioco allo sfascio messo in scena dal ’94 ad oggi ha creato, rendendo praticamente impossibile qualsiasi cambiamento profondo della struttura politica ed economico-sociale del paese, devastato da un politica immobile che non è stata capace di operare per cambiare le sorti dell’Italia, fatto che è insieme la causa e l’effetto del populismo Salvini-Meloni.

 

(17 settembre 2019)

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