di G.G. #Roma twitter@gaiaitaliacom #Bossi
Era fissato per il prossimo 10 ottobre il processo d’appello milanese che vede coinvolti Umberto Bossi, il figlio Trota Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito, condannati nel luglio dell’anno scorso rispettivamente a 2 anni e 3 mesi, 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 6 mesi per aver usato i soldi del partito per fini privati. Il processo era stato fissato per il 10 ottobre e in quella data si terrà, ma con effetti diversi da quelli che molti si aspettano.
Per effetto di una modifica al codice penale entrata in vigore col governo Gentiloni, affinché il processo andasse avanti, la Lega dovrebbe costituirsi parte civile, cioè sporgere querela per appropriazione indebita nei confronti di Bossi padre, Bossi Trota e tesoriere Belsito, querela che non ci sarà. Lo riporta l’Ansa.
Se non ci fosse querela, il processo dovrebbe chiudersi per un difetto di procedibilità. Manca la parte civile. In realtà la Lega aveva già fatto causa alla Lega, con l’avvocato Aiello, al quale però è stato revocato il mandato – perché del doman non v’è certezza, e così ciao ciao alla richiesta di danni a Bossi Padre e Bossi Trota. Sì però alla richiesta di danni nei confronti di Belsito accusato di “associazione a delinquere (articolo 416) finalizzata all’appropriazione indebita, al riciclaggio, alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche; all’intercettazione di commesse di aziende a partecipazione pubblica”.
E’ sempre la solita storiella dei 48 milioni di euro che stavano nei conti del Carroccio, o almeno si suppone, perché lì non ci sono. Quelli che Salvini non nomina mai. Naturalmente. Non ci sono.
(25 giugno 2018)
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