di Daniele Santi #politica twitter@gaiaitaliacom #pentaleghisti
Ci era noto dall’inizio dei giochi. L’obbiettivo era la conquista del potere e quindi la sostituzione dell’odiata Casta con una nuova Casta, quella dei villici incolti senza lavoro ai quali “Diamogli una poltrona e domineremo il creato!”, perché ne trovano tanti disposti a pigiare un bottone e dire “Sì, Capo!” per 190mila euro all’anno circa. Di stipendi elargiti con soldi pubblici.
Dunque è con soldi pubblici che reggo il mio impero politico-aziendale che come capo aziendale-politico della forza che distruggerà la Casta mi permetterà di diventare il Vate della Nuova Casta. Insomma ho in mano l’establishment. E quindi lo Stato. Dunque lo Stato sono Io. E sono Dio.
Bisogna ricorrere al secondo volume del ciclo della Fondazione di Asimov per trovare qualcosa di simile e dobbiamo dire che la sua applicazione alla vita (ir) reale di molti italiani è stata pianificata e applicata con sinistra e chirurgica precisione. Luigino Di Maio che alla festicciola dei pentaleghisti dice al suo popolo di incoltri “Adesso lo Stato siamo noi” non fa nemmeno paura. Fa orrore.
Non per tutto ciò che rappresenta, ma per ciò che ritiene di rappresentare. Se stesso. Con tutti i suoi spaventosi limiti.
Alla festa con migliaia di sostenitori giunti per festeggiare l’orrendo parto giallo-nero anche Beppe Grillo del Passo di Lato che in qualche modo deve rivendicare una primogenitura, e farsi vedere. Non potevano mancare le sue volgarità: “Con chi cazzo farò satira oggi? Contro chi me la prenderò? Contro i miei? Forse”.
Bisogna sempre fingere di essere ciò che non si è, questo è la regola del M5S. Grillo finge di essere un democratico, Casaleggio di essere un capitano d’azienda, Di Maio di essere un ministro, i parlamentari di avere un cervello. I sostenitori-votanti di avere capito. E avanti: Perché melius millantare quam deficere.
Prima, grazie a Danila Nesci, il Movimento aveva finto di avere addirittura una filosofia di pensiero: “Dobbiamo rinnovare il pensiero della politica, dobbiamo integrare la rabbia che ci ha generati con la gioia del realizzare, dobbiamo integrare l’anima antisistema con le responsabilità proprie di chi governa”: parole favolose pensate per chissà quanto e gettate al vento perché esprimono un concetto troppo alto per il basso livello culturale dei loro elettori.
Salvini che parla da bovaro che si rivolge a bovari li sta facendo secchi nei sondaggi e li ha fottuti anche nella rappresentanza parlamentare. E’ il destino dei poveretti che vogliono sentirsi altro: vengono sempre scavalcati a destra da barbari più barbari di loro.
Ci sarà da ridere. Siccome i poveracci a 5Stelle che stanno in parlamento sono divorati dalla necessità di diventare qualcuno, quel qualcuno che non sono mai stati e non saranno mai perché non ne hanno i mezzi nonostante le poltrone, faranno sempre il passo più lungo della gamba e sempre vorranno strafare e straparlare per dimostrare di essere quello che non sono.
Alberto Sordi se la ride grassa da dove si trova: è finalmente al potere l‘Italianucolo del lei non sa chi sono io e del pussa via. Osservateli questi incapaci come se fossero guitti ai quali avete pagato il biglietto. Almeno vi potrete permettere il lusso di sbellicarvi dalle risate. Loro, nel frattempo, si scaveranno la fossa e poi sarà colpa vostra. Nonostante gli abbiate pagato un lauto stipendio per cinque anni. Perché questi affamati di potere e prestigio non sanno cos’è la gratitudine e venderebbero la propria madre per un tozzo di pane. Anche se tentano di impressionare con parole roboanti: “Il nostro faro sarà la sofferenza delle persone”.
Pensateci la prossima volta che voterete un messia. O un guitto. Che spesso sono la stessa cosa…
(3 giugno 2018)
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