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Marco Travaglio e la sponsorizzazione del governo M5S-Lega con una biografia non autorizzata di Matteo Salvini

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di Giancarlo Grassi #misfattoquotidiano twitter@gaiaitaliacom #politica

 

 

Marco Travaglio ci prova, ma non ci casca nessuno. E sponsorizza, o dà l’endorsement per essere più moderni, il governo M5S-Lega scrivendo sul quotidiano di famiglia del Sacro Blog una breve biografia non autorizzata di Matteo Salvini dove apparentemente fa le pulci al leaderino leghista, ma che si conclude con un finto appello, ammantato di finta ironia, al presidente Mattarella affinché gli conferisca l’incarico – a Salvini non a Di Maio – per un governo neofascista pentaleghista di tutte le destre.

Travaglio riesce anche a fingere di essersi spostato a sinistra, dopo le ultime elezioni, e di essere anti-Salvini, ma sta in realtà sponsorizzando l’orribile matrimonio misto tra estremisti populisti di destra, della peggior destra possibile. Qualsiasi cosa pur che la Setta del Sacro Blog prenda il potere.

Marco Travaglio fa l’ennesima giravolta filo-grillina nell’editoriale domenicale de Il Fatto Quotidiano, che è poi il quotidiano da dove Travaglio pontifica come se avesse un senso e dall’alto del suo editorialismo dal quale può proferire ogni verità, certo che il giorno successivo la verità sarà un’altra perché il mondo fluisce e Travaglio purìo, e titola il suo articolo “Il Cazzaro Verde”, per non venir meno alla sua nota classe e sobrietà di stile. Perché Marco Travaglissimo non c’è nessuno come lui.

L’incipit dell’articolo è un capolavoro di equilibrismo e giravoltismo:

Non so voi, ma io ho una voglia matta di un bell’incarico al Cazzaro Verde, al secolo Matteo Salvini. Sono due mesi che reprimo questa irrefrenabile pulsione, ma ora non ce la faccio più: l’idea di vederlo uscire dal Quirinale col pennacchio e i galloni di premier incaricato sulla felpa è troppo allettante…

Così recita Travaglio che si guarda bene dal citare il fatto che Salvini, per avere quei galloni, deve per forza scendere a patti con il M5S del quale Marco Travaglio è potentissimo sponsor da ogni schermo televisivo, da ogni trasmissione alla quale partecipa, da ogni teatro che un tempo riempiva. Poi l’articolo continua nella solita opera di distruzione che bene conosciamo, in pieno stile Travaglista.

Prendiamo in prestito da Next Quotidiano alcuni stralci dell’articolo (noi non siamo abbonati al giornale di Travaglio e ci guardiamo bene dalla sottoscrizione, ma lo abbiamo letto) che vi sottoponiamo più in basso. Va detto, prima che continuiate nella lettura, che Travaglio non dice nulla che non fosse più che noto e che non abbia già scritto da qualche altra parte, ma nemmeno lui ricorda – nella sede editoriale che si ritaglia come ogni eccelso editorialista – quei famosi 49 milioni dei quali nelle ultime settimane sembriamo essere stati gli unici a scrivere. Certo è che il noto stile travaglista (Travaglio, piaccia o no, scrive benissimo) coglie il senso della questione politica. Ma non la cita.

Quando sbarcò dalla Lombardia al Parlamento europeo, nel 2004, l’anti-Casta Salvini si portò il fratello di Bossi come assistente parlamentare (“portaborse”, direbbero i padani duri e puri di una volta, ma con un curriculum di tutto rispetto: terza media e scuola commerciale, negozio di autoricambi a Fagnano Olona, allenatore della squadra di ciclismo della Padania, il che giustificava il modico stipendio di 12.750 euro al mese).

Nemico giurato delle raccomandazioni e dei familismi di Roma ladrona, l’intransigente Salvini ebbe l’ex moglie Fabrizia Ieluzzi sistemata al Comune di Milano con contratti a chiamata dalle giunte Albertini e poi Moratti, e poi la sua nuova compagna Giulia Martinelli assunta a chiamata alla Regione Lombardia dalla giunta Maroni a 70 mila euro l’anno. Quando esplode lo scandalo dei rimborsi del Carroccio rubati o buttati dal tesoriere per mantenere la famiglia Bossi, Salvini fa il moralista: “La mia paghetta era 500 lire”. Lui con la Family non c’entra, ci mancherebbe: infatti pochi mesi prima era in ferie col Trota.

All’Europarlamento, le rare volte che ci mette piede (a fine mese non manca mai per ritirare lo stipendio da quel “Gu lag sovietico”che per lui è l’Ue, senza offesa per l’amico Putin), matura grande esperienza internazionale. Infatti, dopo la strage di Charlie Hebdo, spiega a Sky che l’estremismo islamico deriva “da un’errata interpretazione della Torah”(il libro sacro degli ebrei, che lui confonde col Corano: forse per l’assonanza col dio Thor, figlio di Odino, nel cui culto celtico si sposavano i leghisti d’ant an).

Un’altra volta riesce a trasformare in uno statista persino Balotelli, chiedendo il rimpatrio del ghanese del Milan Muntari, definito “un immigrato che non lavora”,e beccandosi la lavata di capo del campione italiano di colore (“Ma davvero Salvini è un politico? Allora votate me, è meglio”).

L’ultima supercazzola è il “governo di scopo”, a guida leghista e “a termine fino a dicembre”(e perché non fine gennaio o metà aprile?), praticamente pronto col centrodestra unito e i 5 Stelle, per “cambiare la legge elettorale”: il fatto che il M5S non voglia vedere B. neppure in cartolina, che Di Maio non voglia fargli da ruota di scorta e che i tre partiti di destra e i 5Stelle propongano quattro leggi elettorali diverse e incompatibili, per tacere di tutto il resto, sono dettagli che non lo riguardano. La prego, presidente Mattarella, gli dia l’incarico:dopo tanta noia,anche lei ha bisogno di un po’di svago.

Ora, dopo questo straordinario endorsement mascherato da contestazione sessantottina al potere costituito, dopo questa ennesima presa in giro di Balotelli tirato in mezzo non si sa perché, quando l’uomo che è secondo solo a Scalfari avrebbe potuto citare ad esempio Tolinelli, un altro che un genio proprio non è, e la desinenza in elli ci sarebbe stata lo stesso; dopo questo irrefrenabile sussulto anti-leghista del Travaglio nazionale ci aspettiamo che, in un altro editoriale, magari di lunedì che l’ha gente c’ha i cazzi perché è dovuta tornare al lavoro, Marchissimo Travaglio elenchi, con lo stesso livore mascherato da saggezza popolare (della quale c’è sempre da diffidare, perché bieca e opportunista) i disastri del M5S rispetto al quale il giornalista-dio dà consigli a Sergio Mattarella su come consegnargli le chiavi del potere ad una srl privata in combutta con un’altra azienda privata ed un partito con qualche problemuccio di soldi pubblici…

Tutte cose che Travaglio si guarda bene dal ricordare. Perché sono lontani i tempi della contestazione a Berlusconi o al PD. Ora il nemico è Salvini. Ci chiediamo come si chiamerà il nemico prossimo venturo…

 




 

(6 maggio 2018)

©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

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