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Personali e collettive viste da Emilio Campanella: la primavera dell’Arte a Venezia

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di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitaliacom #Cultura

 

 

La primavera dell’Arte a Venezia si compone di molte tessere di grande interesse, a formare il mosaico delle esposizioni e delle proposte culturali dei prossimi mesi. Ancora sino al 22 aprile, il Centro Culturale Don Orione Artigianelli, alle Zattere, nella sala Tiziano, cui si accede attraverso il chiostro che ospita dal settecento, ospita una magnifica, altissima magnolia insieme alla prima mostra personale italiana, dedicata ad un pittore, gloria nazionale albanese: Omaggio a Vangiush Mio. Artista molto celebrato in patria, paesaggista che lavorò anche a Venezia, e di cui la retrospettiva mostra diversi filoni tematici, oltre un buon numero di disegni. Nato nel 1891, lavorò sino al 1957, anno della morte, riuscendo ad evitare il realismo socialista e continuando con la sua ispirazione stilistica tardo impressionista.

A Palazzo Fortuny, Palazzo Orfei: Una Collezione Italiana, Opere dalla Collezione Merlini, a cura di Daniela Ferretti e Francesca Poli, ampia scelta di una nutrita compagine di importanti opere, tra cui: Baj, Melotti, Wildt, Fontana, fra i molti, ai due piani nobili sui quali si snoda il percorso espositivo. Al piano terra, invece: La Stanza di Zurigo, Omaggio a Zoran Music, di cui tratterò a parte. Entrambe le mostre, potranno essere visitate sino al 23 Luglio.

La Pinault Collection, gioca la carta del nitore e della sottrazione, alla Punta della Dogana, con Dancing with myself, esposizione curata da Martin Bethenod e Florian Ebner, in collaborazione con Museum Folkwang di Essen con in cui le opere della Fondazione si confrontano proponendo un percorso di “varia umanità” . Una mostra poco affollata, e che pone in risalto la bellezza degli spazi, abitata comunque da opere importanti, di autori di punta. Una sala per tutte, che vede Alighiero Boetti ed Urs Fisher, messi in scena grazie a Felix Gonzales-Torres, si può dire, ma anche le due dedicate a Gilbert & George. Quel monello di Cattelan sulla punta, e Hirst nella Lanterna. Al piano, Nan Goldin, Cindy Sherman fra gli altri, molti, ma non moltissimi, per i motivi esposti sopra. Visitabile sino al 16 dicembre.

Sempre per l’alternanza che ho scelto di proporre, ecco, a Palazzo Grassi, sino al sei gennaio 2019, Cows by the water, dedicata ad Albert Oehlen, sui tre piani del palazzo, curata con grande attenzione, da Caroline Bourgeois, e che parte dagli anni ottanta del novecento (Oehlen è del 1954) per arrivare ad oggi, con raffronti di grande stimolante interesse, che mettono in risalto l’evoluzione e la ricerca stilistica dell’artista. Ineccepibili, illuminazione ed ambientazione, contrasti e nuances cromatiche fra le opere e nell’allestimento delle sale, in una conversazione continua fra i dipinti e gli ambienti, anche qui giocando molto su spazi e grande respiro.

A San Giorgio Maggiore, alla Fondazione Cini, ed alla Fondazione Querini Stampalia, il nuovo appuntamento de Le Stanze del Vetro, (Pentagram STiftung) dedicato al Cirva di Marsiglia, quindi la collaborazione fra quattro istituzioni, per un ulteriore ampliamento di sguardo intorno al vetro artistico. Il titolo della mostra che si potrà visitare alla Fondazione Cini, sino al 29 Luglio, ed all’ultimo piano della Fondazione Querini Stampalia, sino al 24 giugno, è: Una fornace a Marsiglia. Cirva Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques, ed è curata da Isabelle Reiher e Chiara Bertola. L’esposizione delle Stanze del Vetro è costituita da una serie di sale, ognuna dedicata ad un’artista ed alle creazioni corrispondenti ad una residenza nel centro francese per realizzare i lavori. L’ambientazione particolarmente accurata e personalizzata è stata scelta da ogni dedicatario, insieme con gli allestitori, in modo da creare un discorso ambientale che tenga conto del trascorso artistico di ogni autore, del suo mondo espressivo, delle sue peculiarità stilistiche. Si tratta di diciassette artisti di grande interesse ed i cui nomi più noti al pubblico sono quelli di Giuseppe Penone e Robert Wilson.

Una osservazione speciale per il bel catalogo edito da Skira, che oltre all’accuratezza abituale porta fotografie dell’allestimento, cosa rarissima e di grande interesse.

 




 

(11 aprile 2018)

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