E adesso Facebook ce la racconta con il fact-checking: si parte dalla Francia

di Daniele Santi #facebook twitter@gaiaitaliacom #socialnetwork

E’ dalla Francia e da una collaborazione con Afp che partirà la riscossa di Facebook che darà il via al famoso fact-checking proprio come se dovessimo crederci e come se il restyling, al quale non crediamo per niente, non fosse mirato a permettere ai conti del social – messo a dura prova dalla perdita di un centinaio di miliardi di dollari di capitalizzazione borsistica negli ultimi giorni – di rimettersi. Aiuto aiuto, è il grido di Facebook, bisogna correre ai ripari.

Così dalla Francia con ardore, e con la stampella di Afp, cominceranno i controlli [sic] incrociati sulle notizie. Si utilizzeranno foto, titoli, si controlleranno notizie, insomma ci si fiderà dell’uniformità dell’informazione, della sua massimizzazione, così da zittire ogni voce dissonante o che si permetta di utilizzare l’ironia o di avere un punto di vista differente. Perché è l’informazione che per Facebook va controllata: a loro – in nome della democrazia [sic] – non importa nulla che ci siano profili dove si augura la morte ad un intero continente (l’Africa, nel caso specifico), si maledicano i migranti, ci si auguri la morte degli omosessuali, ci si proponga di bruciare gente o si inneggi al fascismo ed al nazismo.

Facebook, che l’americana Nbs dà per scomparso entro 5 anni, e che ha perso 2,5 milioni di tenti under 25 nell’ultimo anno, continua a raccontarcela. Se un politico, o un movimento politico, vive di fake news, ma la fonte che le lancia è considerata attendibile in quanto partito politico, si considererà quella notizia attendibile. Chiamano il controllo dell’informazione indipendente e dissidente fact-checking contro le fake news. Sono un colosso d’argilla che schianterà sotto il suo stesso peso. Che è il peso dei profili che caricano d’odio il social, i profili altrui e alimentano l’odio nella società.

(2 aprile 2018)

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