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Maroni dice “No” a un governo Lega-M5S. Salvini conta come il due di coppe

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foto: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #governo

 

 

Roberto Maroni ha ricordato sommessamente a Matteo Salvini che anche se lui è il leader della Lega primo partito della coalizione uscita prima coalizione dalle scorse elezioni, non è detto che conti anche qualcosa, suggerendo con garbo – dal salotto della buona radical-chic di sinistra Lucia Annunziata, buona soprattutto col centro-destra – che i governi locali in Lombardia e Veneto potrebbero ribellarsi a un governo romano Lega-M5S perché “non si può governare con un partito che si combatte nelle istituzioni locali”. Roberto Maroni ha anche suggerito un “governo di scopo” per una legge elettorale sensata, perché magari si può anche, avendone voglia, andare alle elezioni nel maggio del 2019 contemporaneamente alle Europee e cercare di dare un governo sensato a questo paese che ha perso il senso.

Dall’altro lato della Lega Matteo Salvini squittiva richieste d’aiuto al PD: “Spero che il PD ci aiuti a far ripartire il paese”. Lo ha detto proprio lui, Matteo dei Miracoli, quello che fino a poco prima delle elezioni e a pochi giorni fa augurava maledizioni al PD, non lo voleva tra i piedi, avrebbe fatto un governo dei Miracoli – perché dalle parti del neofascismo e nei suoi dintorni si fanno sempre miracoli – ed ora invoca la zattera senza la quale di far partire il paese non se ne parla nemmeno. Dunque ecco pronti i signori del nulla e della politichetta gridata del sappiamo noi quel che facciamo e sarà molto meno di ciò che vi stiamo raccontando perché siamo degli degli incapaci ad una nuova tornata elettorale. Sarà grazie a loro de il M5S delle bugie seriali si porterà a casa in quell’occasione assai più del 40% dei voti. Certo molto dipenderà dalla nuova legge elettorale che, fors’anche stavolta, verrà fatta per far fuori qualcuno e non in favore della governabilità e del dare un assetto stabile al paese.

C’è la consolazione europea. Quella che ci racconta che persino in Germania sono stati necessari sei mesi per fare un governo, ne deriva quindi che noi possiamo giocherellare per altri dodici mesi, scannarci su un’altra legge elettorale mentre il governicchio governicchia, fregandocene ancora una volta di come vivicchiano gli Italiani, e giocherellando con la politica proprio come se fossimo coloro che hanno una poltrona sicura sotto le natiche. Perché se lo fa la Germania possiamo farlo anche noi.

“Io faccio il tifo per un governo di larghe intese: garantirebbe la compattezza del centrodestra e potrebbe durare un anno per una legge elettorale fatta bene. C’è già la data: il 26 maggio 2019, quella prevista per le europee”, capite? Quello che si doveva ritirare a vita privata, che lasciava la Regione Lombardia e andava a fare l’avvocato dopo vent’anni abbondanti di politica, detta la linea a Matteo Salvini dai piedi pesanti e dalla bocca larga.
Va ricordato. In Italia non si vota mai chi si crede di votare. Continuano a chiamarsi convitati di pietra e sono quelli che alimentano l’antigoverno alla 5Stelle.

 





(18 marzo 2018)

©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata

 




 

 

 

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