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#Visioni di Mila Mercadante: “Cosa c’entra l’immigrazione con Maastricht”

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PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

di Mila Mercadante #immigrazione twitter@Mila56170236  #Visioni

 

 

Il governo Renzi dichiarò – meno di un anno fa – che sua era stata la scelta di accogliere tutti e di consentire alle navi di non rispettare le regole del soccorso marino (approdare nei porti più vicini al luogo di ritrovamento dei barconi dei migranti). In prossimità delle elezioni – il cui esito preoccupa la UE più di quanto ci preoccupiamo noi – è stata introdotta improvvisamente una nuova disposizione (Themis) falsamente favorevole al nostro paese, secondo la quale vi saranno più controlli in mare a contrasto di trafficanti, spacciatori e criminali vari e secondo la quale le regole del soccorso in mare dovranno essere rispettate: i migranti saranno distribuiti secondo logica. Qui viene il bello. Continueremo a incamerare migranti senza tema d’aver concorrenti in tutta Europa: Spagna e Francia sono più lontane geograficamente e/o hanno diversi accordi, Malta non si tocca, Tunisia, Marocco e Libia non potranno essere presi in considerazione perché Themis riguarda esclusivamente gli Stati europei, infine la Grecia ha anch’essa raggiunto un tipo di accordo con la UE che di fatto la esclude. Chi rimane? Una nave piena di migranti dovrebbe trovarsi a fare un giro molto molto largo e approdare in Svezia, o nei Paesi Bassi. A occhio e croce il problema riguarderà ancora una volta solo l’Italia.

La media europea per i crimini compiuti dagli stranieri è del 4% più alta rispetto ai nativi, mentre in Italia è più alta del 6%. Gli immigrati regolari nel nostro paese delinquono tanto quanto i nativi, non vi è una differenza degna di nota (“solo” 3 volte più degli italiani), mentre gli irregolari delinquono 30 volte di più. Sono dati reali, le fonti sono ISTAT, Il Sole 24ore, il sociologo Luca Ostilio Ricolfi, non le mega-associazioni cattoliche o le ONG. Detto questo, e precisando che gli immigrati regolari ben inseriti nel nostro paese meritano rispetto e considerazione al pari dei nativi, il problema dell’accoglienza indiscriminata – perché è questo che è stato fatto in Italia – va inquadrato in una prospettiva molto ampia.

I Trattati di Maastricht e Lisbona hanno completamente distrutto il patto democratico. Lo smantellamento progressivo della legalità costituzionale, le famigerate riforme, l’ ”emergenza” immigrazione, insieme alla cessione del potere decisionale del governo a organismi sovranazionali ed extranazionali sono aspetti fondamentali del cambiamento radicale che le masse hanno subìto. Quando parlo di cessione del potere decisionale ad entità “altre” non mi riferisco solo alla UEM (alias Germania), mi riferisco anche alle ONG. Le ONG sono organizzazioni private, nel senso che sono finanziate da grandi gruppi economici e quindi rispondono alla volontà di questi ultimi. I grandi gruppi economici hanno praticamente privatizzato il diritto internazionale. Un’oligarchia che possiede anche il 100% della stampa e dell’editoria ha il potere di imporre qualunque genere di politica economica e di forgiare il sentire comune, ha ogni tipo di potere.

Che c’entrano gli immigrati con la libertà e la dignità, che c’entrano con l’istruzione, l’economia e il mercato? C’entrano, poveracci loro e noi, c’entrano eccome. Sono la ciliegina sulla torta. Tutti abbiamo visto che la contrattazione collettiva è sparita. E’ sparita grazie alle politiche di austerità, deflattive, che hanno abbassato tutele e garanzie occupazionali in tutta Europa. Comprimere pesantemente la domanda interna e favorire le esportazioni arricchisce i pochi già ricchi e impoverisce i moltissimi già poveri e il ceto medio: dalle esportazioni i cittadini non ricavano vantaggi di sorta, e lo si può vedere in Germania, che ha un surplus commerciale mostruoso e lavoratori sottopagati e poveri. La scusa per il precariato e la flessibilità – nonché per l’eliminazione dei diritti dei lavoratori – è quella della lotta alla disoccupazione. Parlare di emergenza migranti (un’emergenza perenne) serve a provocare sensi di colpa e poi a imporre misure e provvedimenti drastici. Le diaspore non sono spontanee, sia chiaro.

Aumentare la domanda di lavoro e diminuire l’offerta è un buon metodo per creare masse di concorrenti al ribasso. Se i concorrenti al ribasso non sono solo i nativi ma anche gli stranieri è molto meglio. Perché? Perché gli stranieri rispetto ai nativi in linea generale non hanno memoria di un passato democratico migliore, non hanno le nostre medesime pretese, non rivendicano nulla, hanno una cultura e un’esperienza diverse, dunque sono molto più malleabili ed adattabili. Per loro – tanto per dire – la contrattazione collettiva è fuffa, così come la partita IVA che divide chirurgicamente un lavoratore dalla tutela collettiva trasformandolo in imprenditore di se stesso e di fatto isolandolo. Uno straniero (ma anche un adolescente nativo che è cresciuto “senza memoria né cultura”) non conosce la Costituzione italiana, che all’articolo 36 recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Che bello. Tali concetti sono espressi in molte altre Costituzioni di paesi europei e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

La presenza di numerosi immigrati serve anche a prendere per i fondelli la popolazione attraverso una sofisticata campagna di incitamento all’ostilità e all’odio. Non parlo solo della Lega (fintamente nemica dei poteri forti e sostanzialmente loro complice), in questo sporco giochino sono coinvolti tutti, nessuno è escluso. L’immigrato catalizza la rabbia sociale fungendo da caprio espiatorio. Gli individui, isolati tra loro, fondamentalmente insoddisfatti e depressi a causa della loro condizione economica, devono sbagliare bersaglio, devono sfogarsi contro l’ultimo arrivato e dimenticare cosa e chi li ha ridotti così. Per chi fosse distratto e si diverta a dare del razzista all’italiano medio piuttosto che ragionare sui  disagi che affronta, Eurostat rileva in Italia un tasso di povertà crescente, con un aumento record nel 2016 (30% di italiani a rischio povertà assoluta e 30% a rischio esclusione sociale contro il 28% dell’anno precedente). Secondo Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, non si erano mai registrati dati così allarmanti. Egli afferma: “Sono dati da Terzo Mondo, non degni di un paese civile”. Il Terzo Mondo viene qui e trova opportunità da Terzo Mondo: paghe da fame, lavoretti di merda, assistenza sociale al minimo, scarsissime probabilità di vera, equilibrata integrazione.

Non aver più una dignità retributiva e lavorativa – il principio sancito all’art. 36 – è il punto di partenza per far fuori tutto il pacchetto accluso, vale a dire libertà di pensiero e di associazione. L’immigrato – cartolarizzato, sfruttato, immesso nel fantastico e lucrosissimo sistema del microcredito, sballottato da un posto all’altro del mondo con la prospettiva di miglorare, svolge inconsapevolmente funzioni estremamente vantaggiose per quell’oligarchia che tutto determina: contribuisce all’abbassamento dei salari, all’abbassamento dello stile di vita, è strumento e vittima della diminuzione della democrazia e dei diritti, nonché dell’arricchimento delle banche che adorano gli indebitati. Più che anime belle, i cosiddetti progressisti sono degli incoscienti.





(4 febbraio 2018)

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