di Giovanna Di Rosa, #noviolenza twitter@gaiaitaliacom
Un tempo nell’antico PCI c’erano donne che venivano chiamate “le Uome” per via di un certo piglio deciso, decisionale e decisionista e di caratteristiche di arguzia, capacità ed intelligenza politica che l’orribilmente maschilista partito che fu di Berlinguer e D’Alema non poteva declinare se non al maschile riconoscendo alle donne un loro valore solo ironizzando [sic] su di loro chiamandole “uome”. Le donne, che sono sempre le migliori amiche delle altre donne, presero poi il gentile aggettivo per utilizzarlo a loro piacimento e secondo necessità.
Succede non solo in politica che all’ironia si sostituisca la crudeltà.
Oggi le crudeltà sono più raffinate, ma le cattiverie rimangono sempre le stesse. Così ci siam chieste. da queste parti, come mai le sinistre sinistre, quelle alla capogruppo di Art.1-Mdp al Senato per intenderci, quelle donne in politica che si ergono a difenditrici delle loro compagne di genere che soffrono sotto il giogo maschilista, non si siano spese per condannare l’atteggiamento di Marco Travaglio, ad esempio, nei confronti di Maria Elena Boschi. E’ vero, Boschi è un’avversaria-mastino e non è nemmeno troppo simpatica; in questo momento ha un sacco di problemi politici, qualcuno li ha chiamati di opportunità politica ed è decisamente sulla graticola, ma due parole dopo l’orrenda vignetta del quotidiano di Travaglio che utilizzava stereotipi discriminatori e sessisti come le minigonne e le gambe scoperte per screditare una donna in politica, almeno le potevano spendere. Invece nulla.
Vuol forse dire che in Italia ci si erge a difensori e difenditrici dei diritti altrui, quando questo ergersi è più o meno funzionale al nostro disegno politico? Alla nostra sensibilità personale? A ciò che riteniamo sia più conveniente (meno conveniente) in quel preciso momento? Che ci sono persone che vanno difese a tutti i costi ed altre che invece vanno difese un po’ meno?
Tutto è possibile, ed è possibile anche che ci siano sfuggiti i commenti di dura condanna espressi in ogni luogo deputato a tale espressione di condanna, ma che a noi siano sfuggiti. Considerando poi che siamo di parte, e ci viene ricordato ad ogni piè sospinto, ad ogni articolo e spesso ad ogni commento, come se fossimo – noi che siam di parte – gli unici ad esser di parte, il nostro stupore deve essere forzatamente strumentale a qualche oscuro disegno di questo quotidiano sconosciuto persino al suo editore.
Consentiteci quindi, strumentalmente, di esprimere un certo qual sdegno di fronte al silenzio di quelle uome verbalmente discriminate dal PCI del quale certe sinistre sinistre si sentono eredi in nome della giustizia sociale vaticinata dalla sinistra sinistra di fronte alle offese che una donna, loro collega parlamentare, per quanto antipatica sia, sta subendo.
Non che si pretenda la solidarietà.
(18 dicembre 2017)
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