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Il presidente Grasso esce dal PD per “dissenso”: una volta li chiamavano diktat

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Pietro Grasso nel 2013 nella foto AP Photo/Riccardo De Luca

di Daniele Santi, twitter@gaiaitaliacom

 

 

La scelta cadde su Grasso alla presidenza del Senato, nel 2013, quando i bersaniani (e quindi D’Alema) controllavano il PD che ritenevano “cosa loro” essendo impensabile, ai tempi, che Matteo Renzi fosse in grado di scippare la poltrona di segretario del PD a qualcuno che alla corrente dei dalemiani appartenesse. Le cose non andarono come desiderato dall’uomo dei piccioni e dei tacchini, già dei giaguari, ma Grasso era già presidente del Senato.

Cambiano le cose, ma non i presidenti. Matteo Renzi ha commesso molti errori metodologici, secondo la minoranza che poi si è fiondata alla fondazione di Art.1-Mdp, ennesima cosa rossa incollocabile, ed è evidente che le continue frizioni (e i diktat di D’Alema) pesano: si aggiungano gli errori politici (e di metodo, ancora) legati all’imposizione della fiducia sul Rosatellum 2.0 alla Camera e al Senato (ma voi che siete politici più di me sapete perché la fiducia è stata messa) ed eccoci arrivati allo scuotimento di coscienza del presidente Grasso che, devastato da siffatta scelta, non ha deciso di lasciare la poltrona di Presidente del Senato, ma è uscito dal PD secondo quella malnata ed insopportabile tradizione di passare da un gruppo all’altro mantenendo il culo al caldo. Calore che il PD aveva già offerto a Grasso, chiedendogli di candidarsi con il partito alle prossime elezioni.

Il presidente Grasso è stato troppo occupato con le sue devastazioni interiori per accorgersi che al di là delle mura di Palazzo Madama il M5S e il suo Vate Beppe Grillo, invitavano la Polizia a circondare il Senato, succedeva il 25 ottobre, e sulla questione si è guardato bene dal dire una sola parola, forse commosso dall’appello lanciatogli da Vito Crimi che lo invitava alle dimissioni per salvare l’Italia, dato che il M5S ha fallito nell’impresa dell’aprire la scatoletta…

Forse la decisione di passare ad Mdp era maturata (consigliata?) probabilmente da molte settimane. Si aspettava solo il momento giusto, che in politica prima o poi arriva. A pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura evitare una possibile crisi di governo al buio sarebbe stato saggio, ma abbiamo visto che quando c’è da far fuori qualcuno i dalemiani non ci vedono né ci sentono. Straparlano e basta.

Certo è che la reazione di Pietro Grasso a tanto di inizio studi da candidato premier per la cosa di D’Alema.

 




(27 ottobre 2017)

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

 

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