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Roberto Speranza sfida Renzi dall’alto del suo 3%: la poltrona logora chi la perde

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di Giancarlo Grassi, twitter@gaiaitaliacom

 

 

Roberto Speranza e l’Armata Brancaleone Mdp lanciano “la sfida” a Renzi e chiedono, pretendono?, di incontrarlo subito per “discutere di come cambiare la legge elettorale e la legge di bilancio”: la legge di bilancio che non piace a Camusso che siede nel consiglio del Cnel – e che guarda caso ha fatto fuoco e fiamme per evitarne l’abolizione – e la legge elettorale che fa fuori Mdp. E’ indubbiamente per amore del buon governo e della buona politica che Roberto Speranza di Mdp Brancaleone si è detto “disposto”, perché lui offre gentili concessioni dall’alto del suo essere qualcuno ad incontrare il nemico Matteo Renzi, che è poi sempre il segretario di quel Partito Democratico nel quale Speranza è stato eletto, del quale è stato capogruppo alla Camera, del quale ha votato tante leggi prima di decidere che il PD non andava più bene e che Renzi era il male assoluto, e che era ora di tornare a destra, come ogni buon comunista agli ordini di D’Alema che si rispetti è obbligato a fare.

Roberto Speranza ha quindi cominciato a dettare condizioni, dall’alto del suo 3% scarso in quasi tutti i sondaggi, per “discutere” con Renzi dandogli la scaletta, proprio come fanno quelli che contano qualcosa. Ha idee il bravo Speranza. Ad esempio informa, qualora non ne siamo/siate informati, che “la destra è molto forte, ovunque nel mondo. Mi ha molto colpito la vicenda austriaca. E ricordo il caso tedesco, dove l’Afd ha recuperato mezzo milione di voti dall’Spd, un dato impressionante. Questo è un problema per tutti. E io non voglio fare finta di nulla”, ha dimenticato – il Grande Condottiero agli ordini di D’Alema – che l’SPD ha vinto le elezioni immediatamente successive prendendo a sberle sia l’Afd che l’Spd di Angela Merkel e che il dato veramente preoccupante viene dalla Repubblica Ceca e dall’Ungheria ormai totalmente nelle mani di un delirante neonazismo. Ma Speranza è preoccupato per la sua poltrona e non ha tempo per nient’altro, così si inventa dei camussismi francamente incomprensibile, o meglio comprensibilissimi, dicendo a Repubblica (esilarante la sua intervista) cose straordinarie come “…chi sarebbe la sinistra radicale, Fratoianni e Vendola? Hanno governato la Puglia, descriverli come degli estremisti radicali è fuori dalla realtà. Le nostre biografie parlano di una sinistra di governo” (…) “Penso che Pisapia dovrebbe stare da questa parte. Ma il progetto non si può fermare sui nomi, né su una persona. Noi non perdiamo più tempo, Pisapia valuterà” (…) “D’Alema è un grande protagonista della storia del centrosinistra”

Insomma un Mdp perfettamente nel suo tempo, consapevole, ragionevole e soprattutto conscia del suo destino che, in nome di una poltrona, si rimangia tutto quello che ha sparato nelle ultime settimane nella speranza di giungere ad un accordo che, con il Rosatellum in vigore, permetta loro di non perdere la poltrona parlamentare che è l’unica cosa che gli interessa. A questi del Paese non frega nulla, ciò che vogliono è mantenere le cose come stanno. Lo dimostra la loro posizione al referendum del dicembre 2016. Perfettamente in linea con le controriforme italiane alla D’Alema travestite da progressismo della mutua.

Matteo Renzi da parte sua ha già risposto: “Disponibile all’incontro, ma discutere del Rosatellum è complicato”. E Roberto Speranza avvertì un lieve capogiro…





(22 ottobre 2017)

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