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…di damigelle al servizio delle reginette che governano ciò che resta del movimento LGBT

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di Il Capo, twitter@gaiaitaliacom

 

 

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato nella nostra pagina di Torino un commento ad un’iniziativa dell’assessore alle Famiglie e ai Diritti del Comune governato da Chiara Appendino, con quali risultati è inutile sottolineare. L’assessore aveva criticato, attraverso un comunicato stampa, l’iniziativa del Comune di Piacenza che è uscito dalla Rete Rainbow, decisione criticabilissima e da criticare. Chiedevamo, in quell’articolo, delucidazioni su chi rappresentasse l’assessore torinese nell’atto di esprimere una opinione: la sua carica di assessore, il suo eventuale ruolo come referente di Rete Rainbow, il suo essere privato cittadino, o se parlasse a nome dell’amministrazione torinese… Invitavamo a scriverci, e avremmo pubblicato la risposta.

L’articolo ha scatenato le ire di una delle tante damigelle d’onore delle varie reginette del fu movimento ellegibitì (erreessetiuvizeta) italiano che si è scatenata con un post su Facebook dove apostrofava il nostro quotidiano definendolo “straccio pieno di livore”, in modo del tutto improprio perché non usciamo su carta, e ci definiva portatori di “disinformazione ed invidia”. Spieghiamo subito che i termini “damigelle” e “reginette” non si riferiscono ad un orientamento sessuale, ma ad un comportamento, per non incappare nell’accusa di omofobia, che peraltro ci viene rivolta puntualmente ad ogni critica mossa verso l’operato di quello che viene chiamato, assai pomposamente, “movimento lgbt” italiano.

Questo levar di scudi di suddette damigelle a protezione delle suddette regine ci lascia sbigottiti, non certo per l’attacco, ma perché abbiamo sempre la sensazione che tutto questo impegno a favore di quelle che si continuano a chiamare minoranze per un perverso gioco di dominanti e dominati, suoni tanto di falso. La sensazione che abbiamo è che coloro che, per ego e non amore, per sete di potere e non per compassione, per sentirsi “qualcuno” e non per aiutare gli altri, continuano a perpetrare questo gioco della casta etero che sta contro la casta ghèi lo facciano perché senza questa condizione tutto ciò che ruota attorno al loro presunto movimento non avrebbe più ragione di esistere. Si badi bene che non  stiamo scrivendo che non esiste la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, stiamo scrivendo che la discriminazione in una sola direzione, quella etero versus ghèi, è una bugia grossa come una casa perché la discriminaizone verso i ghéi – perché brutti, perché grassi, perché calvi, per ciò che fanno a letto, perché vecchi, perché si definiscono bisessuali, perché non gridano ai quattro venti con chi vanno a letto, perché sono velate, perché non fanno coming out, perché non partecipano ai ghèi pride, perché non fanno parte del movimento, perché lo facevano nei cespugli, per come votano, come mangiano, come pisciano e via e via… [cit.] – è praticata bellamente a guisa di gusto per la battuta anche dalle damigelle e dalle reginette di cui sopra.

A questo atteggiamento uniamo anche l’insopportabile mania di scambiare per nemico, e darsi da fare per difendere la presunta vittima delle sua ansie aggressive, chiunque rivolga una domanda sgradita alla reginetta della festa, senza che la damigella si scomodi ad entrare nel merito, abbiamo capito perché in questo paese le leggi sull’uguaglianza matrimoniale non siano ancora arrivate, perché anche la legge sulle Unioni Civili sia più monca che nel resto del mondo e che il favoloso mondo ghèi sia presente soltanto nella testa di alcuni poverini, altrimenti divorati dai loro insensati mal di pancia dei quali ha sempre la colpa qualcun altro…

Ora insultatemi.





(13 ottobre 2017)

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

 

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