di Giovanna Di Rosa
E’ proprio un grand’uomo Luigino Di Maio, già steward del San Paolo, eletto a 26 anni “sullo scranno più alto di quelli dei politici che avevo visto per vent’anni”. Un grand’uomo e un benefattore. Pensate che, sono parole sue riportate da diversi quotidiani, quelli dei giornalisti falsi che le liste di proscrizione – sempre di Di Maio – mettono alla berlina e che Grillo indica pregando i suoi di “ricordarsi chi sono” o qualcosa di simile, non si è laureato perché “mai avrebbe approfittato del suo ruolo per andare a fare gli esami”. Due affermazioni, quelle relative allo “scranno più alto” e l’altra relativa ad “approfittarsi del suo ruolo” che sono testimoni della spaventosa arroganza che caratterizza l’agire umano e politico dello sgrammaticato vicepresidente della Camera eletto coi voti del PD di Bersani.
Luigino Di Maio, il diplomato che dà lezioni di diritto costituzionale al presidente Mattarella, ha esternato le sue farneticanti ed immature giustificazioni alla presentazione della sua biografia (sì, ha una biografia) non autorizzata scritta da Paolo Picone, un giornalista che evidentemente, avendo scritto su Di Maio, non può essere considerato “nemico” del M5S. Ecco quindi spiegato come si dividono i giornalisti in Italia: i nemici che scrivono ciò che pensano e gli amici che scrivono biografie non autorizzate degli esponenti a 5Stelle.
Ma Luigino di Maio non si è fermato qui, perché le sue affermazioni lasciano intendere che essendo egli certo che gli sarebbe stato riservato un trattamento di favore agli esami, ha preferito ritirarsi dall’Università. Insomma si è sacrificato per l’Italia. Insomma è un benefattore. Anzi, un santo. In realtà l’affermazione è testimone del profondo e malato complottismo che agita l’animo dell’uomo senza congiuntivi che siede “sullo scranno più alto di quelli dei politici che avevo visto per vent’anni” senza merito, senza cultura politica, senza cultura punto, ma con tanta, tanta, feroce ambizione e molta, molta faccia di bronzo. Ha quindi dichiarato di sentirsi “onorato” da un giornalista che ha “perso un anno per scrivere la sua biografia”. Almeno la consapevolezza che si è trattato di un anno perso, anche Luigino ex steward del San Paolo prima che i voti del PD di Bersani lo elevassero ad un immeritato Olimpo, ce l’ha.
Di fronte a tanta consapevolezza il rincarare la dose del presidente del Senato Grasso che ha ricordato a Di Maio la sua ignoranza è stata una ridondanza inutile; profondamente Luigi Di Maio sa di essere un signor nessuno senza nessun talento che non sia quello dell’inventarsi storielle da pubblicare sui social ad uso e consumo degli adepti al blog. Ricordarglielo, soprattutto se a farlo è un rappresentante delle istituzioni democratiche, è un dare importanza a chi sa di non averne nessuna e scatenare l’ennesima, inutile polemica ad uso e consumo del Sacro Blog. La fortuna esiste, Di Maio lo sa, e finisce anche.
(29 aprile 2017)
©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata