di Giancarlo Grassi
La settimana appena trascorsa ci ha offerto differenti capitoli dell’esilarante (e pericolosa) epopea a 5Stelle che con il divorzio da Farage per approdare tra le braccia dell’Alde e lo sdegnoso no dell’Alde sono ritornati tra le braccia di Farage, rimettendoci le chiappe, hanno toccato l’apice della ridicolaggine politica che nemmeno Berlusconi con il Bunga-Bunga. Per fortuna tra loro ci sono solidi esempi di persone, anzi personaggi, che sanno perfettamente come muoversi nel’agone politico con proposte sensate e, soprattutto, utili al paese.
Gustavo Zagrebelsky, ad esempio, è riuscito ad inventarsi il referendum informale, una sorta di consultazione nella quale informalmente per l’appunto, si chieda ai cittadini cosa pensano della cosa “a” o di quella “b”, che poi la loro opinione non si traduca in azione politica e venga quindi, ancora una volta, ignorata è per Zagrebelsky del tutto irrilevante. Evidentemente l’informalità è molto importante, perché non porta né a suicidi politici né a postumi mea culpa “ci siamo sbagliati”, per non parlare di impossibili ed improbabili “mi dispiace” vi abbiamo dato indicazioni di voto farlocche e tutto è rimasto com’era, (comprese le province tanto odiate da Luigino Di Maio ex webmaster). Il vicepresidente della Camera eletto coi voti del PD – già steward del San Paolo e non laureato che dà lezioni sulla Costituzione a Mattarella, è stato l’ultimo capolavoro del buon Bersani prima che si impegnasse a far fallire il referendum costituzionale, capolavoro che è un po’ la summa del valore politico recente del buon Pierluigi – è quindi ritornato più volte sulla questione del referendum sull’Euro, referendum impossibile perché la Costituzione non lo permette. Di Maio si trova quindi con la sua proposta nella scomoda posizione di essere colui che non ha voluto cambiamenti costituzionali e si lamenta della Costituzione. Perché coerenza ed onestà sono un valore.
C’è poi la triste storia di Virginia Raggi alla guida della Capitale che si è trovata con il PD che addirittura ha fatto precipitare le temperature pur di metterla in difficoltà, la quale ha avuto il buon gusto di incolpare il governo della morte di una clochard, che si è vista oggetto di una manifestazione studentesca e bersagliata di critiche dagli studenti che si sono rotti di stare in aule con 5 gradi e in istituti dove liberamente scorrazzano i topi (mandati, naturalmente, da Renzi). Lei, da parte sua, ha dichiarato che “L’anno prossimo non si ripeterà”: pessima notizia. Perché significa che tra dodici mesi la Sindaca del Sacro Immobilismo della Capitale Ferita conta di stare ancora dove sta, senza fare un accidente, si presume. Più o meno come ora.
Ultimo, ma non per ultimo, arriva il consueto Alessandro Di Battista, direttamente dal pianeta La Balla, che inaugura il chi la racconta più grossa del bar a 5Stelle all’angolo, con roboanti dichiarazioni sulle ragioni per la quali l’Alde non ha voluto il M5S tra i piedi al parlamento europeo. Secondo l’uomo per i quali i congiuntivi sono un mistero, “il M5S fa paura al sistema”, mentre invece fa paura e basta. La dichiarazione è stata lanciata naturalmente a 8 e Mezzo da Lilli Gruber, programma de La7 dove da alcuni mesi Travaglio, gli esponenti a 5Stelle e Salvini la fanno da padrone, perché bisogna pur fare ascolti. Di Battista è poi sceso in particolari, perché lui è uno di quelli che i particolari li ama follemente, ed ha spiegato che “nessun italiano conosceva l’Alde” (errore, io sì e tutte le persone con le quali collaboro pure) e che accedendo ad “un gruppo si ha accesso a vari dossier e si incide di più”, affermazoni che non spiegano come mai il M5S in Europa conti quanto il due di picche a scopa ed ora, dopo che Farage ha chiesto la testa dei capi-commissione pentastellati, conti ancor meno. Non avrebbe fatto meglio il buon Di Battista a dire che non sarebbe stato bello perdere 680mila euro di finanziamento finendo fuori da ogni gruppo parlamentare europeo e che, ad esempio, venti dei buoni politicanti-collaboratori del Movimento tutto coerenza ed onestà a Bruxelles avrebbero rischiato di perdere il posto?
Evidentemente trattasi di narrazione che nell’esilarante (e pericolosa) epopea a 5Stelle non trova spazio.
(14 gennaio 2017)
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