di Paolo M. Minciotti
La notizia è di quelle che fanno venire voglia di gridare, ma non conoscendone bene i contorni è preferibile darla, manifestando il proprio disappunto, ma senza spingersi più in là. Un giudice, sulla base della relazione di una psicologa del 2012, ha deciso di togliere un adolescente di tredici anni alla propria famiglia perché “troppo effeminato”. Da un servizio di Radio24 pare che il ragazzino avesse l’abitudine di vestirsi in modo appariscente ed anche con lo smalto sulle unghie (e allora?), tanto è bastato al giudice per decidere di allontanarlo dalla famiglia e di assegnarlo ad altro luogo. E’ successo a Padova e la motivazione del Tribunale dei Minori fa rabbrividire: “Tende in tutti i modi ad affermare che è diverso e ostenta atteggiamenti effeminati in modo provocatorio”, e non finisce qui perché per i Servizi Sociali “il suo mondo affettivo risulta legato quasi esclusivamente a figure femminili e la relazione con la madre appare connotata da aspetti di dipendenza, soprattutto riferendosi a relazioni diadiche con conseguente difficoltà di identificazione sessuale”. Tanto basta per allontanarlo e portarlo non sappiamo dove. Il giovane è reduce da una violenza sessuale subita dal padre, assolto nonostante per i giudici “non ci fosse da dubitare sulle versione del bambino”.
“Trovo scandalosa la decisione di allontanare un ragazzino solo per l’atteggiamento effeminato”, sono le parole dell’avvocato Francesco Miraglia, specializzato in diritto di famiglia, che ha impugnato la decisione del Tribunale dei Minori. “Mi sembra un provvedimento di pura discriminazione”.
Il tredicenne è l’ennesima vittima di un mondo di adulti che assolve se stesso e c’è poco da dire. Se non che sarebbe il caso che le associazioni LGBT e di difesa deiDiritti Umani organizzassero una marcia su Padova da un milione di persone affinché si annulli la sentenza. Perché esistono anche le discriminazioni sul serio.
(10 gennaio 2017)
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