di Daniele Santi
Un social, o meglio “il” social per eccellenza, mi svegliava stamani invitandomi a festeggiare con lui la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, invitandomi immediatamente a risvegliare lo spirito caustico che con grande fatica tengo sotto controllo. Perché mai, mi sono chiesto, dovrei scrivere anche solo una parola sulla delicata questione dei Diritti Umani su un social che ha fatto del commento pestifero, della maldicenza, della maleducazione, della protervia e dell’ignoranza, del razzismo, e di tutte le peggiori qualità umane, una specie di cortile di portata mondiale dove ognuno può sputare le sue cattiverie su chiunque senza che ci sia modo di tenerle a freno perché comunque un algoritmo, per quanto intelligente, algoritmo rimane e come tale è capace di censurare un seno nudo, ma non un’erezione in bella vista. Perché così vanno certe modernità.
Così che la domanda mi percuote le gonadi. Perché mai dovrei celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti Umani in mezzo a buonismi di vario genere (che mascherano sempre una feroce competizione sociale insieme ad un inespresso desiderio di piacere insopportabile), a fascismi di tutti i generi, a coloro che inneggiano alla negazione della Shoa; a chi pensa che il razzismo none sista e che sia un’invenzione, e che io possa essere più o meno condannabile ed ammazzabile a seconda di con chi faccio l’amore? Perché mai questo mezzo che non controlla i post come dovrebbe, se non per ciò che ritiene fargli comodo, che censura attivisti per i diritti umani per post che qualcun altro segnala come “inopportuni”, che lascia spazio ad odi raccapriccianti e commenti che lo sono altrettanto, deve arrogarsi il diritti di proporre a me, che su quel tema mi sono speso per tutta la vita, di celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti Umani sulle sue pagine stracolme di razzismo?
(10 dicembre 2016)
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