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Chissà perché, tutti i dittatorelli che conosco sono schierati per il “No”…

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incendiodi Daniele Santi

 

 

 

 

 

 

Il mio migliore amico ed io, persona con la quale ho intensi rapporti anche professionali, non siamo mai d’accordo su nulla. Abbiamo opinioni radicalmente diverse sull’80% degli argomenti che affrontiamo, e sui modi con i quali sviluppare le dinamiche professionali, ma non abbiamo litigato mai. Perché? Perché ci fidiamo l’uno dell’altro e sappiamo trovare punti di sintesi utili all’amicizia e alla professione, pur partendo da poli quasi sempre opposti. Saremo fortunati? Secondo me non si tratta di fortuna, ma di fare le cose con la testa e col cuore che funzionano insieme, quando si vuole. Ma è mia personale opinione.

 

Nella mia vita ho frequentato numerosi di quei capetti da associazione con quindici membri forse venti; quelli che godono a pronunciare le parole assemblea, direttivo, ufficio di presidenza, tesoriere, consiglio direttivo, assemblea di bilancio: sono quelli che lottano per i diritti di tutti e lo fanno così male che ritardano il loro conseguimento di vent’anni così da potere gridare al popolo che i diritti ottenuti non sono più in linea coi tempi: Perché loro parlano al popolo, non a venti squinzie disperate (loro compresi). Sono personaggi affidabili come un cobra reale, che è più sincero perché te lo dice che sta per ammazzarti, loro invece no: sputano lo stesso veleno, soprattutto quando non ci sei, per farti fuori: perché ai capetti della democrazia da venti persone che hanno a cuore la felicità del mondo, profondamente del mondo non frega nulla, essendo devastati dal loro ego e da ciò che ritengono di essere e di dover diventare. Raramente ci riescono perché nel corso della loro cieca corsa al potere inciampano nella buccia di banana del perdere di vista la realtà delle cose, tipo bilanci raffazzonati che se non ti togli dai coglioni in fretta poi le multe le paghi coi soldi tuoi e non si può certo pensare di pagare in solido coi proprio beni. In questo, ça va sans dire, sono perfettamente in linea con la classe politica che combattono a parole. Specialisti nel far fuori coloro che ritengono nemici, che sono poi quelli che non praticano il lecchinaggio dell’augusta carica, sono le voci più alte nello scagliarsi contro le ingiustizie sociali, la politica dell’arrembaggio e nel denunciare quelli che fanno fuori gli altri. Sono i direttori artistici di realtà dell’importanza di una deiezione di piccione, che si fanno terra bruciata intorno e che riescono a fare sparire tutte le persone che in qualche modo possono fare loro ombra. Nell’ultimo giorno di collaborazione di questi ultimi, scompaiono perché puntualmente hanno impegni, sdegnosamente rifiutando la stretta di mano di Giuda, ché alle labbra non si chiede tanto. Sono i rappresentanti dei partiti politici del 3% o anche meno che governano le loro realtà con il pugno di ferro, inconsistenti e ridicoli caporaletti della mutua che da quarant’anni ripetono le stesse cose. Tutto ciò che hanno ottenuto è stato crescere soldatelli sempliciotti che ne imitano addirittura il gergo, il tono di voce e la postura fisica. Sono i grandi comici della disperata scena politica italiana che vogliono cambiare tutto e non cambiano mai niente perché al momento del cambiamento dicono puntualmente che quel cambiamento non gli piace perché devono tenersi quel 3% di voti disperati che ancora stanno attaccatti alle loro patetiche locuzioni. Sono gli allenatori della squadra di paese under 16 che entrano nello spogliatoio sentendosi l’allenatore della nazionale e che godono come scrofe (per riprendere un tema caro alle cronache degli ultimi giorni) quando possono decidere del destino sportivo di un ragazzino preda dei suoi ormoni più che della voglia di far calcio per tutta la vita in un campo pieno di buche, con ventisei spettatori più due neonati ed un allenatore che è un dittatore imbecille capace solo di gridare e che di calcio e preparazione fisica non capisce un accidente. Sono i falliti da social che parlano senza nessuna conoscenza di costituzione, costituzionalisti, politica, legge elettorale, referendum, vaccini, malattie, cure, medicine, chemioterapie, calcio, nuoto. Sono i tuttologi della cretinaggine che una vita non ce l’hanno, non hanno un lavoro o ne fanno uno che gli fa schifo, e che passano il tempo insultando gli altri, mettendosi perennemente di traverso rispetto a tutto in perfetta linea coi dittatorelli di cui sopra. Sono quelli degli insulti da bar, del “Cosa vuoi che capisca quello lì”. Sono quelli del “Te lo dico io”.

 

Posto che non scriverò in questa sede né confesserò mai cosa voterò al referendum del 4 dicembre; posto che nemmeno su questo il mio miglior amico ed io siamo d’accordo perché tra noi ce lo siamo detto come voteremo, perché tra amici si può, mi pongo (e la pongo a voi lettori) una domanda: perché tutti i dittatorelli che conosco e che senza pensarci due volte sono pronti a farti fuori e a limitare la tua libertà di pensiero e movimento quando ti trovi nel loro stesso spazio, sono quelli che denunciano le misure liberticide dell’attuale governo e gridano al “No” come le galine starnazzano quando tiri loro il collo?

 

 

 

(25 novembre 2016)

 

 

 

 

 

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