di Giovanna Di Rosa
La scuola di Marco Travaglio ha creato un altro genio dell’insulto e del giornalismo insultorio. Andrea Scanzi, che è anche un bravo giornalista, ha reso pubblica la sua indignazione verso la dichiarazione di #Sì di Roberto Benigni al referendum del 4 dicembre postando un tweet che è tutto un programma di capacità dialettica, di contrasto dell’avversario con le armi del rispetto e del moderno andazzo dell’odiare il nemico invece di contrastare l’avversario.
Come tutti coloro che sanno tutto e anche troppo di tutto ed in nome di quel tutto possono insultare tutto e tutti, Scanzi pubblica l’insulto a Benigni ad uso e consumo del pubblico insultante, intollerante e politicamente ignorante che lo segue senza, una volta di più, entrare nel merito della questione referendaria rispetto alla quale, si sia deciso per il “Sì” o per il “No”, ci sarebbero cose importanti, davvero importanti, in fondo anche interessanti, da dire.
Ma il commento che parte dalla pancia e arriva sul social non serve a far ragionare, ma a scatenare una reazione, e quindi Scanzi, e chiunque al suo posto, raggiunge l’obiettivo di far parlare del “No” di far risultare Benigni un paggio al servizio dei potenti senza pensare che anche il suo post è il post di un paggio al servizio dei suoi lettori e degli elettori a 5Stelle che sono i fan dello Scanzi. Che è pure un ottimo giornalista. Così che via alla pancia e chi se ne frega del merito delle questioni: come si possa contestare Renzi tacciandolo di superficialità facendo della stessa superficialità un’arma davvero ci è impossibile capirlo. Misteri dello Scanzismo e del Fattoquotidianismo.
Ciò che disturba è che si potrebbe anche essere d’accordo con ciò che Scanzi esprime su Twitter con il suo post, ma certo non quando è espresso in quel modo.
(6 ottobre 2016)
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