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Le Interviste Irriverenti: Lorenza Morello e le elezioni americane (ma non solo)

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lorenza-morello-00di Gaiaitalia.com

 

 

Da politicamente (s)corretti che siamo, abbiamo ritenuto – su suggerimento di alcuni collaborativi collaboratori – di dare il via ad una serie di interviste “irriverenti” a personaggi della cultura, della politica e più o meno noti. Eccoci quindi dare il via alla nuova rubrica con la prima intervista: protagonista Lorenza Morello, conosciuta opinionista televisiva, giurista d’impresa, nonché autrice di molte informazioni di servizio pubblicate proprio sul nostro quotidiano. A lei abbiamo chiesto di parlare delle elezioni americane che stormi di saccenti opinionisti hanno mobilitato dopo lo scontro Clinton-Trump del 26 settembre.

 

Dottoressa Morello, Lei è stata tra i 100 milioni di spettatori dello scontro Clinton Vs Trump, giusto?

Esattamente. Non lo avrei perso per nulla al mondo.
Ma lo ha guardato su qualcuna delle nostre emittenti televisive nostrane? E se sì possiamo sapere quale?
No, ero all’estero per lavoro e ho avuto il piacere di guardarlo e gustarlo in lingua originale…senza commenti o ridolini nostrani.
Con questo cosa intende dire?
Che la nostra comunicazione, televisiva e politica, ha molto da imparare dagli Stati Uniti, in tutti i sensi. E non è questione di esterofilia, ma un dato di fatto.
Ce lo spieghi.
Beh, tanto per cominciare, il cosiddetto “confronto all’americana” è una cosa che i nostri politici non sanno fare, e che solo pochi giornalisti sanno gestire.
Ne abbiamo avuta l’ennesima riprova durante l’ultima tornata amministrativa delle nostre città…sembrava di essere al saggio di fine anno delle scuole elementari: applaudi un pargoletto che rievoca Shakespeare solo se è sangue del tuo sangue.
Ma cosa manca alla nostra politica, in questo ambito? E al giornalismo?
Ai politici la schiettezza, in primis. E la capacità di comunicare in modo fluido e immediato. E l’essere persuasivi e accattivanti. La comunicazione è una scienza che in America si studia da anni, e che io stessa ho avuto modo di approfondire oltreoceano. Qui, purtroppo, anche i più bravi sono indietro di qualche anno.
I nostri giornalisti, invece, salvo rare eccezioni eccellenti, si dividono in due categorie: i pavidi, che non farebbero una domanda fuori copione per nessuna ragione, e gli “sfacciati senza motivo” che fanno domande scioccamente irriverenti solo per attrarre i lettori o gli ascoltatori. Ma non si pongono mai la domanda cruciale…
Che non riguarda il loro posto di lavoro, evidentemente…
Più semplicemente che qualsiasi domanda deve avere un fine preciso e far conoscere a chi ascolta un fatto o un pensiero attinente con ciò che si sta dibattendo. Invece troppo spesso le cosiddette “domande irriverenti” rasentano il livello del gossip e poco più.
Ma tornando allo scontro americano, secondo Lei ne esce un vincitore?
Gli esperti dicono che il confronto all’americana muove il 20% dei voti.  A sentire quanto si sono detti Hillary e Donald l’altra sera, Hillary appariva certamente più sicura e preparata, e ha saputo reagire in modo più intelligente alle provocazioni dell’avversario.
Perché?
Perché non ne ha mai raccolta una e ha riso alle accuse avendo l’effetto, sull’ascoltatore, di sminuirne il peso.
Quindi Trump esce perdente.
Trump ha fatto un errore evidente: ha continuato a parlare al proprio elettorato, con capisaldi tanto cari ai repubblicani. Invece doveva concentrarsi sul voto degli indecisi, e quindi variare le proprie argomentazioni.
E poi le menzogne…
Beh, io ne ho contate più di 20 (25 per l’esattezza) ma c’è anche da dire che alcune di queste potrebbero piacere molto all’elettorato americano.
Insomma, Lei voterebbe Hillary!
Nessuno dei due candidati sarebbe il “mio” candidato, e da donna ho più volte biasimato il comportamento della Clinton e ciò che ha fatto negli anni per arrivare a questa candidatura. Ma certamente, tra i due, voterei lei.
Dicono però che parte della sua famiglia è americana e di chiara estrazione repubblicana.
Verissimo. Ma le mie idee sono mie, non sono idee dettate da logiche differenti. Mai.
Per questo lei non ha la tessera di nessun partito?
Certo, anche per questo. Mi ritengo una libera pensatrice.
Però ha sostenuto Matteo Renzi e alcuni candidati legati al PD…
Lei ha proprio ragione: quando io mi schiero, non lo faccio per un partito (chi mi conosce sa che l’obbedienza cieca non mi appartiene) mi schiero per la persona.  Perché mi convince o perché mi riconosco nella lotta che, in quel momento, porta avanti.
E quanto dura?
Tutto è eterno finché dura.

 

 

 

 

 

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