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Anddos, l’On. Scalfarotto ed il fioretto del silenzio

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Ivan Scalfarotto
Ivan Scalfarotto

di Paolo M. Minciotti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’associazione nazionale Anddos LGBT, posta sul suo sito ufficiale un comunicato stampa del suo presidente Mario Marco Canale a seguito di una presa di posizione, per molti versi condivisibile, per molti altri assai meno, dell’On. Scalfarotto rispetto alla richiesta di incontro con la Sindaca Raggi sulla questione delle Unioni Civili a Roma. Posto che non sappiamo se la lettera abbia ricevuto risposta o no, propendiamo per la seconda ipotesi, considerando lo strombazzamento che ne avrebbero fatto la stragrande maggioranza delle associazioni (e Anddos non sarebbe stata sicuramente tra loro a strombazzare), la presa di posizione dell’On. Scalfarotto elenca una serie di debolezze che hanno caratterizzato l’azione dell’associazionismo LGBT di questo paese fin dall’inizio dei tempi delle rivendicazioni delle persone omosessuali in questo paese. La risposta di Anddos che pubblichiamo integralmente, va in un’altra direzione, e si sofferma su alcuni punti dell’esternazione scalfarottiana che non sono importanti, mentre altri sì e meriterebbero ben altre ed articolate risposte, soffermandosi su una presunta ed inesistente accusa ad Anddos di essere troppo vicina al M5S. Cosa che nel post dell’On. Scalfarotto non si evince. Il consueto e continuo dialogo tra sordi nel mondo LGBT italiano continua: da un lato chi si sente in cattedra e dall’altro chi si mette sempre in trincea anche quando, come nel caso di Anddos e del ghostwriter filogrillino, di mettersi in trincea non c’è bisogno. Il fioretto del silenzio, per un po’, non sarebbe male.

 

 

A seguito della presa di posizione dell’On Scalfarotto sulla richiesta di incontro inviata a Virginia Raggi, firmata da Anddos e da alcune delle principali associazioni nazionali e romane, ci preme precisare quanto segue.

Secondo Scalfarotto, la richiesta appare fuori luogo, poiché il M5S è stato inadempiente sulle unioni civili e la proposta di porsi alla testa di un movimento per matrimonio egualitario andrebbe fatta al sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Non è chiaro, tuttavia, come potremmo rivolgerci al Sindaco Sala, che riteniamo esemplare nel suo operato, per un problema che riguarda Roma (il ritardo sui diritti civili), né come potremmo discutere con lui di come invertire le politiche sulle discriminazioni a Roma, tenendo conto del ruolo simbolico che la capitale ricopre sul piano nazionale. La proposta di prendere esempio dal movimento dei sindaci americani per il matrimonio egualitario andava infatti in questa direzione.

E’ la città che fa il sindaco, non viceversa. Si accusano molte associazioni di essere collaterali alla politica: lo sarebbero se si rifiutassero di incontrare una sindaca solo perché appartiene a questa o a quella forza politica.

Ci tornano in mente, le parole del Presidente Renzi, quando all’accusa di volere parlare con Berlusconi rispose “con chi dovrei parlare, con dudù?”. Ci domandiamo: se non parliamo con il sindaco di Roma, con chi dovremmo parlare, con il suo cagnolino?

Fa sorridere che si parli in questo caso di Milano: Anddos ha posto una serie di quesiti a tutti i candidati sindaco alle scorse comunali. Dopo aver ricevuto risposta da Sala, lo abbiamo sostenuto informando attraverso il nostro sito le miglia di soci a Milano, semplicemente per il merito delle sue posizioni, così come abbiamo fatto per altri candidati a Roma, Napoli, Torino e Bologna..

Con lo stesso spirito, nei mesi che hanno preceduto l’approvazione delle unioni civili, la nostra associazione ha incontrato i vertici di tutte le forze politiche che erano più o meno coinvolte nell’iter parlamentare della legge, perseguendo l’unico obiettivo di ottenere il miglior testo possibile.
In definitiva, questa lettera, che parte come un j’accuse a certe associazioni collaterali e “di parte”, a noi sembra quasi nascondere una sorta di disappunto per il fatto che le associazioni in questione si stiano davvero mostrando, come sempre,  libere da ogni schema.

 

Anche noi c’eravamo stupiti della lettera dell’associazionismo LGBT romano alla Sindaca Raggi, contestavamo agli autori una certa qual piaggeria, quasi un “Ci scusi signora sindaca a 5Stelle l’ardire” che la situazione di quei giorni, l’assoluto silenzio della Giunta Raggi sull’applicazione della Legge Cirinnà, probabilmente non richiedeva. Ma, come dicevamo, il fioretto del silenzio si addice a chiunque. Anche a noi.

 

 

 

 

 

(22 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

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