di Daniele Santi
Dall’endorsement al voto il passo è breve, così come è breve (altrettanto o forse di più) il passo dall’entusiasmo alla delusione cocente, quella che costringe a stare zitti, perché magari oltre all’endorsement si è spinto perché il voto LGBT si spostasse verso la direzione voluta – forse proprio quella della Sindaca delle Funivie e del Libero Scambio – e scoprire di colpo che, nonostante una legge che garantisce uno straccio di Diritti a coloro che non ne hanno mai avuti e che come leader, presidente, capetto o regina dell’Universo [sic] LGBT ho raccontato di sostenere, difendere, proteggere, colei che abbiam votato (e forse fatto votare), sta facendo finta che le Unioni Civili non esistano, che non esista la Legge Cirinnà, e nello stesso tempo rendersi conto che gli uffici preposti [sic] non rispondono (leggasi qui), è cosa che costringe a dare spiegazioni a chi le chieda.
E quando spiegazioni non se ne hanno, o meglio l’unica spiegazione da dare sarebbe “Ci siam sbagliati, questi son più omofobi degli altri”, ecco che l’ego che ha portato a proclamarsi leader, presidente, capetto o regina dell’Universo [sic] LGBT implode e si rannicchia nell’archivio della coscienza, ammesso che di coscienza ce ne sia una, e costringe all’immobilismo.
Perché questi che la Sindaca di Ama non m’Ama l’han votata perché era la nuova dea dell’uguaglianza LGBT ed ora scoprono il menefreghismo della giunta capitolina sui loro diritti, non convocano una delle tante inutili manifestazioni che quando servono non si convocano mai? Problemi di ferie?
(2 agosto 2016)
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