di Daniele Santi
Mentre gli integralisti dell’odio antiuguaglianza attendono al varco la Legge Cirinnà alla Camera (state certi che useranno le manifestazioni degli ultimi giorni e le dichiarazioni di molti esponenti del “movimento” LGBT “contro” l’approvazione alla Camera), noi riprendiamo la tradizione della interviste multiple, che ci piacciono tanto. Abbiamo chiesto ad Aurelio Mancuso, giornalista e presidente di Equality Italia, a Rosario Coco, attivista LGBT Presidente di Anddos-Gaynet Roma, a Vittorio Lussana, giornalista direttore di Laici.it e di Periodico Italiano Magazine ed a Matteo Gamba (last but not least), giornalista e vicaporedattore di Vanity Fair, di rispondere ad alcune domande sulla questione, ancora caldissima, delle Unioni Civili.
Sappiamo che i nostri lettori molto apprezzano la formula dell’intervista a più voci. Eccola quindi di seguito senza ulteriori commenti.
Unioni Civili sì e Unioni Civili no, da prima a dopo l’approvazione in Senato del maxiemendamento. Cosa è successo?
AURELIO MANCUSO: Chi dopo la fiducia posta dal governo al Senato ha affermato che questa legge è inutile, anzi dannosa ha sbagliato e continua a danneggiare le migliaia di famiglie omosessuali in attesa da decenni di tutele concrete. Certo la legge è uscita dall’Aula del Senato monca rispetto a come è entrata, perché lo stralcio della stepchild adoption non era un dettaglio, ma il cuore simbolico del provvedimento e, la possibilità concreta per le famiglie omogenitoriali di esser finalmente riconosciute appieno.
MATTEO GAMBA: E’ successo, secondo me, che, come spesso purtroppo accade, la palla è passata in mano a una politica vecchia, nel senso più deteriore della parola. In mezzo a giochi parlamentari che, dall’M5S a parte del Pd, hanno visto nel ddl e negli emendamenti un ottimo modo per mettere i bastoni tra le ruote di Renzi. Qualcuno sperava addirittura di farlo cadere. Il maghetto Renzi al solito ha sparigliato e ha fatto passare le Unioni civili senza Stepchild Adoption, esattamente come voleva, stando ai sondaggi, la maggioranza degli italiani. E questo, si sa, al premier piace parecchio.
ROSARIO COCO: In buona sostanza ha prevalso la linea dell’accordo all’interno della maggioranza. In questa vicenda, dopo aver partecipato ai diversi incontri con le forze politiche, posso dire che non possiamo valutare i partiti con le consuete dinamiche di maggioranza e opposizione. In ciascuna forza politica c’era chi remava a favore e chi remava contro. Purtroppo, ha prevalso chi remava contro un provvedimento che garantisse anche la stepchild adoption.
VITTORIO LUSSANA: E’ successo che la fazione cattolica che fa parte del Governo ne ha approfittato per sollevare la questione della ‘stepchild adoption’ e ottenere la visibilità di una vittoria politica netta, limpida, riconoscibile dall’elettorato moderato. Personalmente, sono sempre stato favorevole allo strumento, ma avrei preferito sin dall’inizio che il Partito democratico non mescolasse troppo le ‘carte’ con le Unioni civili, sia per questioni di opportunità politica, sia di metodo. Vietando l’utero in affitto, c’era già la garanzia che certe forme di adozione o di maternità ‘surrogata’ non venissero affidate al mercato, che è quel che genera forti distorsioni in molti Stati degli Usa, per esempio. Ma il Pd ha finito con l’esporre l’intero fronte laico-progressista a una sconfitta. E questo è il dato più grave. Inoltre, mantenevo una riserva di metodo: una concezione non massimalista del riformismo laico prevede il raggiungimento di un obiettivo per volta, per questioni di ‘gradualismo’ politico: in Paesi fortemente cattolici come il nostro, il segreto per vincere determinate battaglie di trasformazione sociale è soprattutto quello di saper aspettare.
A bocce (relativamente) ferme: erano giustificate le polemiche subito dopo l’approvazione al Senato?
AURELIO MANCUSO: La delusione è comprensibile, mentre le reazioni, a volte ideologiche e non del tutto disinteressate sui social mi sono apparse un brutto segnale di involuzione culturale, soprattutto in alcuni segmenti del movimento lgbt. Che fin dall’inizio questa non fosse la “nostra” legge era chiaro a tutti, si trattava fin dall’origine di una mediazione che non contemplava la necessità che le persone e le famiglie siano tutte uguali. Detto questo, nel titolo I la legge riconosce alle famiglie omosessuali tutti i diritti e doveri previsti dal matrimonio e, nel titolo II sana finalmente le discriminazioni che subivano le libere convivenze etero e omosessuali. Si tratta nel suo complesso della più importante riforma dei legami familiari dal 1975. Ora però il tema delle adozioni e della tutela dei minori va davvero affrontato dal Parlamento, con serietà e celerità.
MATTEO GAMBA: Secondo me sì. Come ho scritto anche in questo post la StepChild Adoption è necessaria. Toccherà alla magistratura sistemare le cose.
ROSARIO COCO: Sì. Non per quello che veniva riconosciuto, ma per il messaggio politico e culturale che veniva dato e che è tutt’ora il principale lascito di questa vicenda, ovvero il fatto che Alfano ha avuto ragione, ha fatto la legge con Renzi e il giorno dopo ha dichiarato “abbiamo evitato un’azione contronatura”. In breve, chi oggi sostiene “difendiamo i bambini dai gay” ha avuto ragione. E ha molti argomenti in più per la battaglia dei prossimi mesi, che si giocherà principalmente sul terreno delle scuole e della formazione.
VITTORIO LUSSANA: Al termine di un passaggio parlamentare così insidioso e controverso, le dichiarazioni, i commenti e le polemiche erano inevitabili. E molte delle obiezioni del mondo Lgbt risultano fondate: l’Italia è un Paese che cambia assai lentamente ed era oggettivamente corretto farlo notare.
Ora la Legge deve passare alla Camera: che rischi si vedono all’orizzonte?
AURELIO MANCUSO: Il rischio maggiore si chiama: dilatazione dei tempi. Per questo penso che, se Renzi manterrà la volontà espressa di approvare la legge entro maggio, potrebbe essere necessario porre nuovamente la fiducia anche alla Camera. Bisogna sapere che il percorso del provvedimento a Montecitorio è appena iniziato e potrebbe incontrare gli stessi problemi relativi all’ostruzionismo da parte dei reazionari, che potrebbero presentare migliaia di emendamenti, prima in Commissione Giustizia e poi in Aula. Due sono gli obiettivi da raggiungere: non toccare nemmeno una virgola del testo, pena il suo ritorno al Senato con altissima probabilità di affossamento e non far passare troppi mesi per il voto finale.
MATTEO GAMBA: Ritengo che il testo sia ormai blindato e che passerà così com’è anche alla Camera.
ROSARIO COCO: Nessuna delle persone che urlava “vergogna” sotto al Senato quando è stato illustrato il maxiemendamento pensava di boicottare la legge alla Camera. Come ho scritto in una lettera aperta pubblicata prima del 5 marzo, se sei assetato nel deserto e, a sfregio, ti danno un solo sorso d’acqua dandoti del cane o del pedofilo, probabilmente non rifiuterai quell’acqua, ma un minuto dopo urlerai contro chi ti tratta in quel modo e pretenderai la sua stessa borraccia. Personalmente credo che la legge passerà con la fiducia anche alla Camera ed è evidente che aver posto la fiducia in Senato chiude la porta a qualunque modifica, pena un forte rischio di affossamento. E’ chiaro che Renzi non vuole correre rischi.
VITTORIO LUSSANA: Nessuno: il Governo ha ‘stralciato’ la parte relativa alla ‘stepchild adoption’ e ha l’occasione di condurre in porto il diritto a una regolarizzazione civile delle coppie di fatto. Dunque, ‘blinderà’ il testo votato a Palazzo Madama per evitare ogni ulteriore ‘navetta’ parlamentare. Il disegno di legge verrà votato senza modifiche, come pura formalità.
Di manifestazione in manifestazione la frattura tra Governo ed associazionismo LGBT sembra aumentare. Perché?
AURELIO MANCUSO: Ho l’impressione che dalle reazioni immediatamente successive al voto del Senato, nei giorni successivi le posizioni siano mutate. Ripeto la rabbia e la delusione sono più che comprensibili, le associazioni lgbt sono portatrici di una storia e di un impegno sociale e politico che deve essere rispettato. Allo stesso modo la politica ha una sua autonomia che si concretizza essenzialmente nelle istituzioni, recependo in toto, o in parte, le istanze proposte dalla società. Al netto di alcune posizioni e campagne sui social, mi sembra che ci sia consapevolezza di esser vicini a un risultato importante. Ho letto molte rappresentazioni bislacche rispetto all’impegno del Pd in tutta questa vicenda. Un po’ di memoria storica aiuterebbe chi oggi sta scegliendo la strada della confusione interessata, invece di quella legittima della critica. Posso testimoniare che negli ultimi 25 anni non ho mai visto il maggior partito del centro sinistra italiano così determinato a portare a casa un risultato. Tutto il resto sono chiacchiere.
MATTEO GAMBA: Perché è difficile vedere approvata la legge anche da chi definisce la Stepchild Adoption “contro natura”.
ROSARIO COCO: Più che frattura io vedo una differenza. Finalmente il 5 marzo il movimento si è comportato come un soggetto in grado di proporre una propria agenda politica, superando la logica dell’inseguimento dei lavori d’aula. La piazza è stata convocata spontaneamente con un moto di rabbia, all’indomani della bocciatura del canguro, ed è stata sviluppata dalle associazioni puntando via via sempre di più sull’aspetto rivendicativo e di rilancio. Questa manifestazione, insomma, è stata portata avanti a prescindere da ciò che è successo o poteva succedere in Parlamento.
VITTORIO LUSSANA: Perché il Governo è sostenuto da una maggioranza politica ‘spuria’, che dunque non è in grado di rispondere a molte delle questioni di principio che il mondo Lgbt comprensibilmente tende a sollevare. Rimane pur vero che la politica si basa su compromessi: si chiede 100 per ottenere almeno 50. Ma questa volta, il mondo Lgbt ha ottenuto un compromesso al ribasso e questo non può far certo piacere…
C’è davvero bisogno di nudi in piazza e foglie di fico per definire una legge una foglia di fico?
AURELIO MANCUSO: Vanno sempre rispettate le scelte personali, quindi, non sono interessato a questo tipo di polemica, mi sarei preoccupato se tutta la piazza avesse fatto questa scelta, soprattutto per il freddo che faceva.
MATTEO GAMBA: “I nudi in piazza secondo me sono controproducenti. E questa legge, che pure critico, non è una foglia di fico: ha dato finalmente diritti veri, importanti, che prima non c’erano”.
ROSARIO COCO: Penso che il linguaggio del corpo, quando non proponga ovviamente un certo genere di nudità, sia più che legittimo. Si può discutere sull’opportunità politica del gesto, tuttavia certe offese subite da chi lo ha compiuto testimoniano il fatto che questo Paese, in primis tra le persone LGBTI, serpeggiano ancora un moralismo e una sessuofobia striscianti per cui chi usa il corpo per esprimere un concetto non sarebbe degno di vedersi riconosciuti i propri diritti. Faccio notare, inoltre, che la domanda “c’è davvero bisogno” tende a far dimenticare il fatto che ciascuno è libero di scendere in piazza come vuole e che nessuna associazione organizzatrice ha il potere (e menomale!) di controllare chi e come scende in piazza, a prescindere da cosa si possa pensare ci sia bisogno in quel momento.
VITTORIO LUSSANA: Tutte le manifestazioni ‘artistiche’ della politica sono comprensibili e persino auspicabili, poiché la rendono più comprensibile ai cittadini: sempre meglio una foglia di fico che una piazza messa a soqquadro…
E questa legge è davvero una foglia di fico?
AURELIO MANCUSO: Direi che bisogna chiederlo a tutte quelle famiglie che da anni attendono di poter essere riconosciute dallo Stato. Se Paolo e Luca o Giovanna e Maria avessero avuto le tutele previste da questa legge, Paolo avrebbe potuto stare al capezzale di Luca fino alla sua morte, avrebbe potuto ereditare i suoi beni, avrebbe potuto accedere alla tomba della famiglia di Luca per mettere un fiore. Maria oggi non sarebbe in una clinica privata, colpita da una gravissima malattia che da anni le impedisce di esprimere la propria volontà, e “reclusa” dai suoi parenti che impediscono a Giovanna di andarla a visitare. Non sono contrario alle esternazioni di favolosità, ma attenzione quando sono scambiate come rappresentative di una quotidianità ben più concreta e drammatica.
MATTEO GAMBA: Ho risposto prima.
ROSARIO COCO: Per la particolare situazione dell’Italia direi che la legge rischia di essere una foglia di fico, nonostante stia finalmente garantendo diritti irrinunciabili a migliaia di persone. Ricordiamoci che il Governo ha lasciato vacante la delega alla pari opportunità, ha interrotto la strategia nazionale LGBTI avviata con il Consiglio d’Europa dall’allora Ministra Fornero, non dà alcun cenno che riguardi l’educazione sessuale nelle scuole e la lotta alle IST, che stanno vivendo un forte periodo di recrudescenza e colpiscono etero e omosessuali senza distinzioni di sorta. I diritti sono fondamentale, ma, come dice la parola stessa, sono delle “fondamenta”. Se non vi si costruisce di sopra con i mattoni della cultura e della politica fatta di interventi reali, l’uguaglianza e le pari opportunità rischiano di rimanere sulla carta.
VITTORIO LUSSANA: In un certo senso, lo è: si è voluto nascondere che le unioni di fatto sono un nucleo familiare alternativo e più moderno rispetto a un negozio giuridico, quello del matrimonio ‘civilista’, chiuso in se stesso e altamente diseducativo nei riguardi dei figli: un vero e proprio involucro di ingiustizie e infelicità.
Questa redazione ritiene che la legge sia il meglio che si poteva ottenere nel momento nel quale è stata votata, ugualmente riteniamo che sia necessaria l’uguaglianza assoluta per tutti i cittadini Italiani. Come si procede per arrivare a quell’uguaglianza lì?
AURELIO MANCUSO: Naturalmente le associazioni lgbt faranno le loro valutazioni, tocca a loro, nella speranza che sempre più giovani e ragazze assumano la direzione del movimento lgbt, individuare un percorso futuro. Guardare a ciò che è successo fuori dai nostri confini può servire, anche per sfatare mitiche narrazioni. Non c’è dubbio che però l’Italia è un caso particolare e, che il suo ritardo sui diritti civili sia frutto anche di peculiarità politiche e culturali. Il movimento è molto, ma non è tutto. La comunità lgbt che è composta di milioni di persone nel nostro paese ha saputo emergere dalla clandestinità tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo secolo. Ora la scommessa è la consapevolezza di essere una forza sociale e pure elettorale, scommessa difficile da vincere, ma non impossibile.
MATTEO GAMBA: Continuando a battere il ferro finché è caldo. Letteralmente. Perché, anche se personalmente non ci credo tantissimo, si potrebbe arrivare a una nuova legge sulle adozioni che includa anche la Stepchild Adoption.
ROSARIO COCO: Si procede iniziando a lavorare da ieri. In questo senso il 5 marzo è stato un punto di partenza.
VITTORIO LUSSANA: Andando per gradi e generando negli interlocutori la convinzione di esser stati loro a concedere tale eguaglianza in forma ‘ottriata’. E’ il solo modo per ‘farla’ ai cattolici: lasciar loro la convinzione di essersi comportati da autentici liberali.
L’insulto e le grida servono a chi?
AURELIO MANCUSO: Ai nostri comuni avversari. Se tra persone lgbt ci si insulta sui social, chi ne trae vantaggio sono appunto i reazionari di tutte le risme.
MATTEO GAMBA: A chi non vuol discutere seriamente. E spesso l’obiettivo viene purtroppo raggiunto.
ROSARIO COCO: A nessuno. Il primo lavoro da fare riguarda gli attivisti LGBTI. Non basta essere omosessuale per essere un attivista. La comunità LGBTI è una comunità in un senso molto particolare, fatta di persone che condividono un tratto così intimo ed essenziale della persona che non rende in alcun modo possibile la costruzione di una comunità basata su un territorio, una cultura, delle origini comuni o una lingua, per fare alcuni esempi. E’ lo stesso motivo per cui non ha molto senso parlare di “minoranza LGBTI”. Le persone lgbti sono le più diverse per età, ceto sociale, origini, cultura, religione, nazionalità: possono essere legate solo da un’ideale di uguaglianza e liberazione. E’ ormai evidente che, allargandosi sempre più il numero delle persone che fanno coming out, il lavoro di formazione, informazione e creazione di una coscienza comune tra chi si batte per la causa, è sempre più complesso e necessario.
VITTORIO LUSSANA: In un Paese civile, tornerebbero utili soprattutto a chi li riceve, poiché paleserebbero il fatto di essere riusciti a porre interlocutori e avversari in difficoltà. In Italia, tuttavia, raramente certe situazioni vengono interpretate in tal modo, per un vecchio retaggio fascista che tende a premiare gli atteggiamenti sostanzialmente vuoti, politicamente falsi e inutilmente ‘teatrali’…
Vi chiediamo qualche riflessione personale sulla vicenda…
AURELIO MANCUSO: Ciò che mi colpisce è l’incapacità in alcuni casi di riconoscere idee differenti come occasione di confronto e di crescita. Sembra che da una parte vi siano i difensori della purezza ideologica, una sorta di Santa Inquisizione lgbt e dall’altra tutti i “collaborazionisti”, quelli per intenderci che non condividono alcuni estremismi o posizioni mai discusse, diventate però intoccabili. Non sono interessato da anni alla discussione interna al movimento, ma quando ne facevo parte ho sempre avuto presente che non si possono liquidare i dissensi con le grida. Trovo, infine, ridicola questa posa aristocratica per cui solo le associazioni possono parlare a nome delle persone lgbt, per cui nessun altro pensiero conforme, deve essere confuso con il verbo. Direi che un po’ di lezioni di democrazia non guasterebbero.
MATTEO GAMBA: “Citando quello che ho già scritto. E sento. Io penso sempre a Bibi-Beatrice, figlia del primo matrimonio di Gloria, che ora vive con la sua altra mamma Giulia. La loro storia l’ho raccontata in questo post: “Al bar delle mie mamme”: quanto sole nella famiglia omoromagnola delle tre bionde (). Cari parlamentari – e parlo di quelli che hanno voluto oppure che hanno portato di fatto a questo compromesso al ribasso, per tutt’altri giochi e interessi -, ricordatevi che è a Bibi e a tantissimi bambini e bambine come lei che avete tolto diritti. Sono questi figli che non riconoscete uguali agli altri».
ROSARIO COCO: La mia personale riflessione è che per arrivare alla piena uguaglianza e all’estensione del matrimonio civile il movimento LGBTI debba prima fare un grande lavoro su se stesso. La tappa più vicina è certamente una legge sull’adozione legittimante. Ritengo, tuttavia, che la prossima battaglia dovrà riguardare l’educazione di genere e la sessualità consapevole nelle scuole. Senza un cittadinanza realmente libera e informata di fronte alla sessualità, non avremo mai persone davvero in grado di vivere liberamente le propria vita e di godere effettivamente delle pari opportunità.
VITTORIO LUSSANA: La classe politica italiana, come molti altri ambienti di questo Paese, è scaduta a un livello talmente ‘basso’ che non si capisce più da quale parte ‘prenderla’ per riuscire a rimetterla ‘in sesto’ e far funzionare la nostra democrazia. Forse, stiamo ancora vivendo gli ‘strascichi’ del ventennio ‘berlusconiano’, che si spera sia ormai alle nostre spalle.
(11 marzo 2016)
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