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Donna Boschi da Montevarchi che dà lezioni di politica e savoir faire ai trogloditi pentastellati

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di Il Capo

 

foto ANSA/ANGELO CARCONI
foto ANSA/ANGELO CARCONI

 

 

La ministra Maria Elena Boschi ha dato una lezione ai trogloditi a 5 stelle, lezione che ricorderebbero per un pezzo se non fossero stati soffocati dalla loro arroganza ancor prima di essere eletti. Ciechi nel loro odio verso le istituzioni i Pasdaran dei Diarchi – che se li sono scelti benissimo: furiosi, quindi dominabili – convinti di essere l’unica alternativa possibile, avevano sferrato un attacco frontale alla ministra Boschi con l’inusuale pratica della sfiducia individuale, perché son creativi. Sapevano che non ce l’avrebbero fatta, alla fine non hanno avuto nemmeno tutti i voti che si aspettavano gli incompetenti Cittadini, ma una settantina in meno rispetto a quelli possibili, ma a loro non interessava: ciò che loro volevano era aprire il fuoco sul governo per coprire i loro clamorosi fallimenti amministrativi dei quali Livorno è soltanto l’ultimo eclatante esempio.

 

Maria Elena Boschi ha fatto un discorso perfetto. Non si è difesa. Ha raccontato come erano andate le cose. Ha sciorinato numeri, cifre, tabelle, ha chiarito come erano andate le cose, ha elencato i fatti, senza arroganza e senza presunzione. Si è messa in piazza ed ha concluso, umanissimamente, ricordando che a un padre si vuol bene ed incassando i convinti applausi dell’emiciclo e, naturalmente, i voti che servivano a farla restare in carica.

 

Subito dopo, lo show di Alessandro Di Battista, specializzato ed inutile provocatore, che apre dicendo: “Non ho ancora iniziato a parlare che già m’insultano”, mentre in sala regnava un silenzio tombale. Non siamo particolarmente affezionati a Maria Elena Boschi né abbiamo in particolare antipatia il Di Ballista a cinque stelle, ma apparteniamo ai numerosi coloro che al rispetto delle istituzioni ci tengono. E ci credono. E lo sfascismo di chi è arrivato in parlamento grazie ad un movimento improvvido che rifiuta persino di rendere noti i suoi conti, gente che viene dal nulla quotidiano armata soltanto della sua rabbia e di nessuna preparazione politica – per lo più ex disoccupati furiosi con lo stato perché lo stato è sempre colpevole – non ci piace per niente. Poi vengono la Lega moralista per un giorno che dimentica la sua Banca affondata nei debiti e nella vergogna, scandalo cancellato dal favorevole clima politico del tempo, e Brunetta protagonista di un infantile giallo: Burlesconi ordina ai suoi di uscire dall’aula. Lui pare rimanga e voti contro la ministra Boschi, ma poi dice di no. Che in aula lui non c’era. Tutti bravi solo a strillare questi civil servants.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(19 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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