di Paolo M. Minciotti
Human Rights Watch informa che i fantasiosi nuovi dittatori russi hanno deciso che un “comportamento gay” (cos’è? non indossare la cravatta, uscire con i pantaloni anziché con la gonna, cambiare colori di capelli, indossare colori sgargianti? Non ci è dato saperlo) porterà a multe e pene detentive. E lo hanno deciso così bene che ne faranno una legge. Una nuova legge antigay che non riguarda più la cosiddetta “propaganda” gay, ma i presunti “comportamenti” gay.
La demenziale proposta di legge che verrà sicuramente approvata, data la sua demenzialità, è stata consegnata al parlamento per la discussione il 29 ottobre scorso da due deputati comunisti, Ivan Nikitchuk e Nikolai Arefyev, e prevede multe tra i quattro e i cinquemila rubli (tra i 60 e gli 80 euro circa) per punire “pubbliche espressioni di relazioni sessuali non tradizionali, manifestate in dimostrazioni pubbliche di personali perverse preferenze in luoghi pubblici”. Peggio dei Nazisti.
Se poi quanto citato dovesse avvenire “in territori o istituzioni adibiti all’educazione, alla cultura o alla gioventù” potrebbe portare all’arresto fino a 15 giorni. La proposta di legge è terribilmente vaga, come la precedente sulla “propaganda gay” e ne deriva che chiunque per qualsiasi motivo non risulti conforme al soviet-gender, può essere passibile di sanzioni.
Uno dei due autori dell’assurda proposta di legge, forse con troppa vodka in corpo, ha dichiarato in una pubblica intervista che l’omosessualità è “socialmente infettante” specialmente per adolescenti e bambini, paragonandola alla pedofilia. Ha poi affermato che la nuova legge sarà applicata solo ai “gay maschi” perché le donne sono “più ragionevoli” e “rispettate” (e se non lo sono si possono sempre pestare, diciamo noi).
Una nuova follia omofoba da un paese allo sfascio sociale così distrutto da secoli di dittature da non potervi rinunciare.
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