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HomeCopertinaGiustappunto! di Vittorio Lussana: Lettori zucconi e giornalisti "sparacazzate"

Giustappunto! di Vittorio Lussana: Lettori zucconi e giornalisti “sparacazzate”

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Vittorio Lussana 02di Vittorio Lussana  twitter@vittoriolussana

 

 

 

 

 

Da un po’ di tempo, si susseguono stravaganti episodi di disinformazione da parte di alcuni ‘pseudo-giornalisti’. A parte il caso eclatante di questi giorni, l’ipotesi di un piccolo tumore nel cervello di Papa Francesco, da settimane continuano a circolare critiche e ironie intorno a una delle poche buone idee dell’attuale presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi: quella di inserire la tassa di possesso dell’apparecchio televisivo nella bolletta elettrica. Un tributo che, in tal modo, verrebbe pagato senza più alcuna possibilità di elusione, permettendo altresì di abbassare il ‘balzello’ in oggetto di 14 euro per ciascun utente. La faziosa ironia – due parole che, se messe assieme, generano quasi sempre un’allusiva calunnia – è quella di un astuto ‘ricatto’ nei riguardi degli italiani: se non paghi il canone, ti ‘stacchiamo’ la luce. Le cose non stanno affatto così: in caso di morosità, chi eroga il servizio di energia elettrica non può essere ritenuto responsabile di un’imposta dello Stato. Semplicemente, l’ente si trasforma in ‘agente indiretto’ dell’Agenzia delle entrate, trasmettendo le informazioni di morosità a Equitalia, che poi procede al recupero del credito. In sostanza, per scovare gli evasori del cosiddetto ‘canone Rai’ viene attuato un intelligente ‘incrocio’ di informazioni tra fisco, comuni, Authority per l’energia elettrica e anagrafe. La tassa viene inserita nella bolletta della prima casa ed è dovuto una sola volta, in relazione agli apparecchi detenuti o utilizzati nei luoghi di residenza, o anche di semplice dimora, da quei soggetti che appartengono al medesimo nucleo famigliare. Inoltre, la tassa viene addebitata nella ‘fattura’ elettrica tramite una distinta voce di spesa e le sanzioni per chi non paga sono fissate in 5 volte il tributo evaso: 500 euro. Il solo e unico modo per usufruire dell’esenzione di pagamento è quella di autocertificare il non possesso dell’apparecchio televisivo, utilizzando le modalità previste dal Dpr. n. 445 del 2000. Chi autocertificherà il falso, ovviamente è passibile degli effetti previsti dal nostro codice penale. Insomma, questa storia che vorrebbe, nel giro di qualche mese, milioni di italiani al buio per non aver pagato il canone Rai, oppure costretti a cenare a lume di candela, come paventato da Maurizio Crozza nel suo show del venerdì sera, è totalmente artefatta. Una parola, quest’ultima, perdonabile per un comico, alla perenne ricerca di una surrealtà ‘fatta ad arte’, appunto, ma non certamente per chi dovrebbe svolgere il difficile mestiere di informare e decodificare le notizie provenienti dal mondo politico. Se negli ultimi decenni, per clientelismo piuttosto che per lottizzazione, sono stati assunti giornalisti che non leggono le agenzie di stampa, oppure non approfondiscono un bel niente, unicamente funzionali a mantenere in piedi uno squallido ‘teatrino’ di faziosismi e partigianerie, perché questi colleghi non possono essere ‘cacciati’ dalle proprie rispettive redazioni? “La domanda cadde nel vuoto”, scrisse una volta Vladimir Majakovskij. Uno dei settori che presenta un’urgenza evidente di riforma è proprio quello del giornalismo, ormai stracolmo di cariatidi, raccomandati, ‘cordate’ politico-editoriali e impiegati da mantenere a stipendio semplicemente perché “tengono famiglia”. Eppure, se si cavalcasse con maggiore coraggio e convinzione lo sviluppo tecnologico in atto, il quale sta ampliando gli spazi d’informazione in direzione di un giornalismo più autentico, nuovamente fedele ai suoi compiti di principio, cioè quello di informare i lettori e non di mettere in ‘vetrina’ narcisismi e castronerie, qualcosa potrebbe cambiare. Con l’avvento di internet si potrebbero dar vita a numerose iniziative con costi relativamente bassi, capaci di assorbire, almeno in parte, la disoccupazione giovanile attraverso formule contrattuali innovative, specifiche, formative e qualificanti. Ma quando si giunge a questo punto del ragionamento, subito l’obiezione diviene quella di un Ordine dei giornalisti assolutamente da abolire: l’ennesima ‘genialata’ demagogica della politica! In pratica, per combattere il fenomeno degli ‘sparacazzate’ bisognerebbe sopprimere il solo e unico organo di controllo deontologico che abbiamo. Peccato che siano i sindacati, la principale ‘barriera’ difensiva di quei giornalisti terrorizzati dal ‘nuovo che avanza’ e non l’Ordine dei giornalisti. In un Paese come il nostro, in cui il diletto principale dei cittadini è quasi unicamente quello di fare un ‘baccano’ del diavolo, c’è ancora chi non conosce o rifiuta di comprendere l’ovvia distinzione di competenza tra sindacati e Ordini professionali, pretendendo che i secondi svolgano il compito dei primi e viceversa. L’Ordine dei giornalisti presenta un bisogno evidente di riforma. A cominciare dall’ormai sofistica distinzione tra pubblicisti e professionisti, che certifica una precisa, quanto obsoleta, impostazione corporativa della professione. Ma a parte ciò, certamente non sono gli Ordini a risultare competenti di assunzioni sbagliate e licenziamenti per giusta causa. Dovrebbero essere i sindacati a rinnovarsi, comprendendo finalmente che così come sono, essi non servono a nulla: quale sforzo comporta, di grazia, limitarsi a tutelare chi è già garantito da un contratto o da uno studio legale di buon livello? Sono le giovani ‘leve’ quelle che, invece, dovrebbero essere sostenute e aiutate a trovare la propria strada, orientandoli e difendendoli dai numerosi editori ‘parassiti’ e dai molteplici ‘ladri di polli’ che ‘vivacchiano’ sul mercato. Niente da fare: qui da noi si continua a chiudere le ‘stalle’ quando i ‘buoi’ son già fuggiti. E allora ‘beccatevi’ il Papa malato terminale che, tra qualche tempo, chiederà addirittura di poter fare ricorso all’eutanasia. E buona fortuna a voi tutti, cari lettori ‘zucconi’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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