di Paolo M. Minciotti
Senza vergogna, senza imbarazzo e senza futuro, la decrepita mummia chiamata Robert Mugabe, un dittatore che ha devastato il suo paese, ormai giunto alla fine della sua devastante esistenza, ha nuovamente tuonato contro “l’imposizione dell’omosessualità in Africa da parte dei paesi occidentali” concludendo il suo delirio omofobo di fronte ad una impietrita Assemblea generale dell’ONU al grido di “Non siamo gay!”.
Non pago, il 91enne capo di stato, invece di spiegare dove sono finiti i soldi degli aiuto occidentali che ai cittadini non sono mai arrivati, ha dichiarato che le persone LGBT “devono essere escluse dal godere dei diritti umani fondamentali”.
Riferendosi a ciò che spaccia per cultura africana, alla stregua di altri corrotti dittatori del continente, ha aggiunto di rigettare “ogni tentativo di prescrivere nuovi diritti che sono contrari ai nostri valori, norme, tradizioni e credenze”, concludendo con lo straordinario “We are not gay!” che è il marchio di distinzione della demenza senile del presidente dello Zimbabwe e che si ritiene fosse riferito a tutti gli africani.
Robert Mugabe ha vestito ancora una volta i panni della vittima. Del capo di stato assediato dai cattivi occidentali che vogliono imporre dall’esterno uno stile di vita non africano, allineandosi a tutti gli altri corrotto dittatori del continente che riescono a nascondere, aizzando i cittadini che stupidamente ci cascano contro le persone omosessuali, le loro malefatte, ruberie, i loro indecenti traffici, la loro profonda corruzione e malvagità. La loro incapacità a governare paesi che, senza di loro e governati con saggezza, avrebbero un futuro luminoso.
L’ultima perla di Robert Mugabe, prima di salutare l’Assemblea, è stato dichiarare che i gay “sono peggio dei cani e dei porci”. Parola d’esperto.
(29 settembre 2015)
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