di Il Capo
E’ difficile pensare che, con ciò che stanno facendo e dicendo, i bravi cristiani pieni di compassione per tutti – basta che la pensino come loro – e pieni di odio e livore per tutti gli altri (ormai la stragrande maggioranza) possano evitare l’isolamento, collocandosi ai margini di una società multietnica, multireligiosa e multiculturale che, giocoforza, deve e dovrà essere sempre più inclusiva. Esempio del livore profondo mascherato da buonismo che dilania gli integralisti cattolici mal travestiti da pecorelle, ciò che è successo a Valle, milleduecento abitanti, nel vicentino.
Racconta Repubblica.it che il parroco Don Lucio Mozzo, 63 anni, abbia discusso con i fedeli [sic] la possibilità di ospitare “da 6 a 8” profughi nella canonica che, da ciò che si evince, deve essere disabitata. I bravi cristiani di Valle sono insorti: “Mio nonno ha costruito quella canonica per i preti, non per i musulmani”, e via urla da stadio, buuu, insomma la testimonianza del profondo buon cuore che ogni buon cristiano manifesta nei confronti di musulmani, appartenenti ad altre culture, omosessuali. Insomma gli Altri, i Differenti dal dogma accettato in silenzio con cristiana [sic] rassegnazione, sono un problema ed il bravo cristiano (che per sua natura deve essere intollerante sennò è buonista) grida il suo “No” a pieni polmoni. No a tutto. No, no e no. E condisce il tutto con “Prima i nostri”, dato il bravo cristiano non pratica la compassione che predica, ma pratica il leghismo che arricchisce. Al grido razzista di ispirazione salvinica l’assemblea dei semprepresentiinchiesaguardatecicomesiambuoni ha così rifiutato di avere tra loro una decina di donne e bambini musulmani. E poi hanno il coraggio di parlare di bontà.
Giusto ieri sera Marco Travaglio, un genio come ce ne sono pochi, parlava del Veneto come luogo di integrazione. Non per chiudergli la bocca, ché ci vorrebbe ben altro, lo invitiamo a leggere non il nostro articolo da mentecatti, ma quello di Repubblica.
(8 settembre 2015)
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