di Paolo M. Minciotti
Decine di migliaia di persone hanno sfilato per la strade della Capitale in occasione del Roma Pride 2015, partito alle 16.00 da piazza Repubblica, con in testa al corteo il sindaco Ignazio Marino, Alessandra Cattoi, Aurelio Mancuso. Madrina Federica Sciarelli, con Nichi Vendola qualche passo dietro al sindaco che approfitta della visibilità che si è cercato per fare finta di essere progressista e si scaglia contro le Unioni Civili, “Una legge vecchia”. Lui invece è giovane.
C’è anche tutto il sacro dirigentume lgbt sooo #Human.
Repubblica, con pessimo gusto, chiama la manifestazione “Family Gay”, e poteva evitarlo, poi scopriamo che il nomignolo è mutuato da uno degli organizzatori, speriamo non sia vero.
Nello stesso giorno del Roma Pride 2015, le gerarchie ecclesiastiche tornano a scagliarsi contro le Unioni Civili con parole durissime: “Equipararle al matrimonio sacramentale è inaccettabile e contro l’antropologia biblica e cristiana”. Parole al vento, perché alla chiesa non crede più nessuno se non quattro fanatici disperati che però hanno in mano un grandissimo potere temporale. E sono i più pericolosi.
Ora, in attesa del 28 giugno, si aspettano nuove dal Parlamento.
(13 giugno 2015)
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