di Paolo M. Minciotti
L’omofobia in Africa sta raggiungendo livelli parossistici, ma anche la pervicacia con cui coppie dello stesso sesso pretendono di vedere riconosciuti i loro diritti in paesi nei quali l’omosessualità è negata fa i suoi danni. Soprattutto a loro.
Prima che ci arrivino insulti come al solito, da gente che non sa leggere o non vuole approfondire ciò che scriviamo, chiariamo subito che ci riferiamo al fatto che – ci piaccia o no – le cose in giro per il mondo non sono come noi le vorremmo o come sono a casa nostra quindi abbiamo due scelte: evitare paesi dove l’omosessualità è reato, se siamo omosessuali, o evitare paesi dove l’omosessualità è reato. Perché se nel mio paese le leggi (giuste o no che mi appaiano) vanno rispettate vanno rispettate (per ingiuste che siano) anche in altri paesi.
Detto questo i fatti: la coppia gay di 22 e 28 anni, per il suo primo viaggio da coppia sposata, si è scelta il Marocco dove per omosessualità si può stare in galera fino a 3 anni ed ha prenotato, attraverso la sua agenzia di viaggi, una matrimoniale in un resort del luogo, chiedendo all’agenzia se il loro status matrimoniale potesse costituire un problema per l’hotel.
Dopo essere stati avvisati dall’hotel che, dato il loro status non avrebbero potuto dormnire in una matrimoniale, ma avrebbero dovuto prenotare due stanze separate la coppia ha rinunciato al viaggio lamentandosi dell’agenzia e di non avere ricevuto scuse dall’hotel in questione.
Ora i due sono sotto choc. Pare. Avessero scelto un paese dove l’omosessualità non è reato avrebbero avuto meno problemi e noi una notizia in meno da scrivere. Ora aspettiamo gli insulti.
(6 maggio 2015)
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