di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
La versione di liberismo proposta da Forza Italia ha sempre fatto riferimento a una cultura aziendalista e ‘padronale’ imperniata sui canoni dell’atomismo qualunquista della piccola borghesia italiana, che concepisce il potere secondo modalità anarcoidi, arbitrarie e opportunistiche, totalmente sganciate da ogni principio di responsabilità, individuale o collettiva. Un principio che non rappresenta affatto uno schematismo ‘perbenista’ del politicamente corretto, bensì fa esplicito riferimento a quelle forme ‘weberiane’ di correzione sociologica dell’economia, finalizzate a fare in modo che il ‘cavallo’ del capitalismo globale non corra a ‘briglie sciolte’, trascinando in un burrone l’intera società. La conformazione politica di un Partito che pretende di guidare l’intera coalizione moderata italiana non può più esimersi dal proporre anch’esso una propria visione sociale, in termini antropologici e di costume, evitando di continuare a giudicare qualsiasi forma di categorizzazione culturale in quanto mera ideologia conformista. Un pregiudizio tipicamente ‘privatista’ il quale, prim’ancora che egoistico o qualunquista, risulta divisorio, tendente a creare inutili barriere tra le persone, poiché rifiuta l’esigenza di utilizzare quell’equazione tra libertà e giustizia sociale che, invece, potrebbe rappresentare il vero ‘valore’ fondativo o di rilancio di un liberalismo-democratico più moderno ed equilibrato. E’ l’individuo-folla, quello a cui si continua erroneamente a far riferimento. Ma esso è poco più di un vecchio ‘detrito culturale’ del cosiddetto ‘soggetto atomico privato’ degli Horkheimer e dei Rosenberg, mentre la libertà che si reclama a gran voce è quella delle mere comodità corporali, dell’avversione per il fisco e le leggi in generale, dell’insofferenza verso ogni forma di sociologia fattuale: in breve, dell’autogiustificazione di una mimetizzazione identitaria allergica a ogni radice e tradizione politica effettiva. Insomma, Forza Italia esprime un liberismo anarcoide, inclemente e demolitore che, in realtà, è soltanto ‘crapulone’ e ‘casareccio’. Ma oltre a tali criticità dottrinarie, il mondo che compone questa forza politica, da tempo non possiede più alcun contatto con la realtà concreta del Paese, in quanto ‘magma’ umano in cui continua ad attecchire pericolosamente la diffidenza verso tutto ciò che è spontaneo e disinteressato, dedito a un sano principio di impegno civile o di volontariato sociale, che proprio non vuole rinunciare al vezzo, tutto autoreferenziale e narcisista, di deridere le idee sgradite, trasformando il ‘grosso’ del Partito in una torma di reazionari in ‘doppio petto’ o, se va bene, di ‘libertini inviperiti’. Un liberismo da ‘carogne’, teorizzato da personaggi totalmente arroganti privi di qualsiasi cittadinanza, poiché propugnatori di un individualismo che finisce col giustificare ogni incoerenza, secondo un’organicità di vedute ricavabile solo ‘a segmenti’, ovvero tramite continue, se non infinite, selezioni tra ciò che è volgarmente retrivo o gerarchicamente ‘immobilista’ e quel poco che potrebbe rappresentare un vago senso di ‘azionismo’ politico concreto. Un ‘apotismo’ che non solo non tollera le idee altrui, ma non sopporta più nemmeno le proprie, poiché teso a giustificare ogni duplicità, un gusto tutto demenziale per i ‘ghiribizzi’ rispetto al ‘sudore dell’intelletto’, una decantata libertà di pensiero disancorata da ogni genere di categorizzazione culturale, una forma di indisciplina sociale ‘screanzata’ che assimila le ‘fandonie’ del passato con le ‘frottole’ del presente, una corrività, alle volte addirittura scurrile, spacciata, con autentica ‘faccia di tolla’, come forma di ‘ironia british’.
(9 aprile 2015)
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