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HomeGiustappunto!Giustappunto! di Vittorio Lussana: Il Partito di "quelli che capiscono molto poco"

Giustappunto! di Vittorio Lussana: Il Partito di “quelli che capiscono molto poco”

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Vittorio Lussana 02di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana

Vi fu un tempo in cui alcuni liberali italiani teorizzarono il Partito di “quelli che non la bevono”. Oggi, invece, è venuto il tempo in cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno deciso di unire le loro rispettive forze politiche, al fine di fondare il Partito di “quelli che capiscono molto poco”. Ora vi spiego come si fa a fondare una compagine del genere: si prende una forza localista, federalista e secessionista, smentita ‘in nuce’ dai fatti stessi della cronaca politica più recente – la moltiplicazione di un unico ‘magna-magna’ centralista in 20 ‘magna-magna’ regionali – e la si mette assieme a un’altra forza politica, nazionalista e statalista, ideologicamente opposta alla prima. Ecco come nasce il Partito di “quelli che capiscono molo poco”. Ovviamente, capendo solo ciò che fa comodo a loro, Salvini e la Meloni non hanno ancora minimamente compreso come un movimento del genere non possa andare da nessuna parte. Perché la gente normale è assai più intelligente di loro; è molto più avanti di loro; ha già compreso da tempo quanto sia facile racimolare qualche voto strumentalizzando la paura verso il ‘diverso’; cavalcando il razzismo xenofobo e l’omofobia regressiva; mescolando le frottole del presenze con le fandonie del passato; dissimulando l’ottusità di una norma che porta il nome dei loro stessi leader e mèntori di un tempo: Umberto Bossi e Gianfranco Fini. E’ un po’ come presentarsi a bordo di una vecchia Balilla alla ‘24 ore’ di Le Mans. Un Partito che paventa lo spauracchio di un’invasione dell’Isis mimetizzata tra gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, cioè dopo aver attraversato il Mediterraneo a bordo di vecchi gommoni o barconi di legno fradicio, rischiando di morire annegati o assiderati. Siccome non riescono proprio a capire quasi nulla dell’intero mondo che li circonda, questa nuova ‘strana coppia’ della politica italiana ritiene che tutti gli altri, compresi gli uomini dell’Isis, siano fondamentalmente dei ‘mentecatti’ quanto e come loro. Chiunque possieda un minimo di raziocinio sa bene come, in politica, l’ignoranza dei ‘sempliciotti’ sia assai più dannosa dell’astuzia dei malvagi. Tra nemici ci si riconosce, ci si scontra e si lotta sulla base di dottrine diverse, che vogliono andare in direzioni distinte, se non opposte. I comunisti progettarono un capitalismo di Stato che dimostrasse l’ingiustizia di fondo del sistema economico teorizzato dai liberali, basato sul libero mercato. Si trattò di un conflitto tra due visioni uguali e contrarie, speculari tra loro. Ma ambedue proponevano ai cittadini un’idea ben precisa di economia: indirizzata a realizzare finalità sociologiche i primi; a produrre ricchezza i secondi. Probabilmente, queste due diverse visioni del mondo avevano entrambe torto, essendo teorie che possedevano in sé i germi stessi dell’imperfezione umana. Tuttavia, si trattava di progetti razionali e coerenti, che si ponevano obiettivi che andavano ben oltre il darsi regolarmente la ‘zappa sui piedi’. Nel caso di Salvini e della Meloni non c’è nulla di tutto questo: il primo è assolutamente incapace di comprendere come la propria stessa esistenza politica serva da ‘sparring-partner’ proprio alle sinistre, in modo da tagliare completamente la strada a ogni nuovo progetto di centrodestra moderato e liberaldemocratico; la seconda, parla e tratta di politica come se fosse seduta in parruccherìa, reiterando ‘ad libitum’ la contraddizione di fondo della piccola borghesia italiana, propugnatrice di un populismo demagogico, vociferante e plebeo. Eccoci, dunque, innanzi al significato più profondo del Partito di “quelli che capiscono molto poco”: esso rappresenta tutti coloro i quali proprio “non ci arrivano”; che non riescono minimamente a sospettare come sia assai più semplice, per i propri avversari, confrontarsi con due profonde debolezze sommate tra loro, piuttosto che con una dottrina logica, razionale, dotata di un senso e di finalità intrinseche. E’ inutile spiegarglielo, non lo capiranno mai: è più forte di loro. Ma tale ingenuità rappresenta la loro stessa innocenza: quella riassunta da un’antichissima teoria contadina cosiddetta ‘del limite’, o ‘dei limitati’. Una filosofia che ha sempre sostenuto la fondamentale funzione sociale di una tipizzazione sociologica ben precisa di minorati, assai utili a tirar su il morale al resto della comunità: gli ‘scemi’ del villaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(19 febbraio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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