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“Giustappunto” di Vittorio Lussana: La lunga marcia della laicità (parte terza: la televisione)

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Vittorio Lussana 02di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana

Alla causa di una democrazia infiacchita dai luoghi comuni della cultura cattolica avrebbe dovuto giovare la nostra televisione di Stato. Ma nel biennio in cui ne divenne direttore generale Filiberto Guala, vennero emanate delle norme di autodisciplina che, in molti punti, sembravano praticamente estratte di peso dalle indicazioni del Centro cattolico cinematografico. In esse non erano consentite: a) la rappresentazione di scene che potevano turbare la pace sociale o l’ordine pubblico; b) l’incitamento all’odio di classe o la sua esaltazione; c) sabotaggi, attentati alla pubblica incolumità, conflitti con le forze di polizia, disordini pubblici, che tuttavia potevano essere rappresentati solo con somma cautela e sempre in modo che ne risultasse chiara la condanna; d) opere di qualsiasi genere che portassero insidia all’istituto della famiglia, che risultassero truci o ripugnanti, che irridessero alla legge o che risultassero contrarie al sentimento nazionale; e) particolare riguardo doveva essere mantenuto di fronte alla santità del vincolo matrimoniale e verso il rispetto delle istituzioni; f) il divorzio poteva essere rappresentato solamente allorquando al trama lo rendesse indispensabile e l’azione si fosse svolta ove ciò risultava permesso dalle leggi; g) le vicende che derivavano dall’adulterio e che con esso si intrecciavano non dovevano indurre antipatia verso il vincolo matrimoniale; h) attenta cura doveva esser posta nella rappresentazione di fatti o episodi in cui apparivano figli illegittimi.

Autodisciplina a parte, nella messa a punto dei cosiddetti ‘palinsesti’, l’allora responsabile, Enrico Pugliese, oscillò di continuo tra una sottovalutazione delle possibilità del mezzo, una blanda vena enciclopedica e l’intento di educare l’italiano ‘medio’ sotto la luce in cui esso appariva ai nostri ‘tutori’ ecclesiastici. Gli spettacoli di maggior successo furono, perciò, i testi teatrali mandati in onda la sera del venerdì; il programma ‘L’amico degli animali’, condotto da Angelo Lombardi, uno zoologo un po’ sgrammaticato; una rubrica di curiosità erudite, etimologiche e un po’ antiquarie dal titolo ‘Una risposta per voi’, affidata a un paffuto professore di biblioteconomia, Alessandro Cutolo, antico frequentatore, a Napoli, del mitico salotto di ‘casa Croce’.

Vennero inoltre introdotte le trasmissioni a quiz, ricavate da modelli americani e francesi: ‘Lascia o raddoppia’, presentato da Mike Buongiorno; ‘Il musichiere’, condotto da Mario Riva; ‘Telematch’ con Silvio Noto, Enzo Tortora e Renato Tagliani; ‘Campanile sera’, ancora con Enzo Tortora e Mike Bongiorno. Questi programmi erano rivolti all’everyman italiota con l’espresso scopo di rassodarne la tranquilla coscienza di benpensante. Tuttavia, ciascuno di questi programmi finì con l’imprimere sul costume una propria impronta specifica e peculiare: ‘Lascia o raddoppia’ santificò una cultura nozionistica, mnemonica, del tutto priva di attitudini critiche; ‘Il musichiere’ preannunciò l’avvento di un dialetto romanesco leggermente ‘purgato’ come lingua nazionale del Paese; ‘Telematch’ creò modi di dire che divennero subito metafore di uso nazionale; ‘Campanile sera’, che si riprometteva un qualcosa di molto vicino a un’operazione di affratellamento nazionale tramite la competizione tra due località spesso assai distanti tra loro, rappresentò un vero e proprio atto di ratifica di un Paese composto unicamente da ‘gonfaloni’. Infine, i primi telegiornali, piatti, insulsi e ‘slavati’, consacrarono definitivamente il successo del nuovo mezzo di comunicazione. Storicamente in poca confidenza con la carta stampata, gli italiani scoprirono che il ‘notiziario in diretta’ rappresentava una ‘finestra’ sul mondo e, dietro le benedizioni, le varie ‘pose’ di ‘prime pietre’ o l’inquadratura di qualche doppio petto ministeriale, essi cominciarono, finalmente, a intravedere qualche ‘squarcio’ di verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(30 gennaio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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