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HomeIl Manganello de La Karl du PignéIl Manganello de La Karl du Pigné: "Quando ce l'hai dentro"

Il Manganello de La Karl du Pigné: “Quando ce l’hai dentro”

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La Karl Du Pigné 03di La Karl du Pigné

Qualche giorno fa la mia amica Lella di Ciampino (che non si chiama Lella di nome, è il nomignolo che le ho affibbiato quando siamo diventate amiche, prima di Facebook e poi nella vita) mi ha chiamato invitandomi a una cena fuori porta (che non significa sul pianerottolo di casa, ma in una “fraschetta” dalle parti di Castelgandolfo) ho accettato con piacere. Il mio sì incondizionato si è raffreddato quando lei mi ha detto: “Amò, te devo fa conosce due amici mia gay, ‘na coppia de Ciampino”. “Uff!” – ho pensato “Lella, solo per te…”.

Arrivo nel locale e li trovo già a tavola. Convenevoli obbligatori, come stai Lella io bene tu, tutto a posto grazie un po’ incasinato con il lavoro, ma sto preparando un po’ di cose, a fine luglio siamo in scena… “Ah, perché, che cosa fai?” esordisce uno dei due. “Insieme al mio gruppo ho preparato uno spettacolo teatrale con drag queen shows”. “Quindi sei un regista?” “No, sono una drag queen e ho un gruppo di dieci drag queen, organizziamo serate e ogni tanto anche cose a teatro”. “Ah!”. Si guardano. “Noi siamo un po’ fuori dal giro, sai che non abbiamo mai visto delle drag queen dal vivo? Vabbè Priscilla, quelle robe lì le abbiamo viste in TV, ma francamente questa roba non ci ha mai attirato molto. Noi, sai, abitiamo a Ciampino e abbiamo sempre fatto una vita normale. Abbiamo anche pochi amici gay, nella nostra comitiva ci siamo solo noi”.

Vi confesso che alla parola “comitiva” ho sussultato: io la comitiva ce l’avevo o ne parlavo quando avevo 20 anni, non a 30 e men che mai a 40. Poi ho pensato che il problema fosse mio e non ho proseguito la conversazione. Arrivano quintali di cose da mangiare e i beveraggi, decido di buttarmi sull’alcool per rendermi un po’ leggero e frizzante.

“Siete venuti al pride, quest’anno?” chiedo innocentemente. “No, non ci pensiamo proprio, non è cosa che fa per noi. Non so se tu ci vai (pfui!….) ma, scusa se te lo dico, ma a noi non piace molto esternare i fatti nostri. Che bisogno c’è di tutto questo orgoglio omosessuale, perché dover per forza strillarlo in mezzo alla strada. E poi quando vediamo le foto sui giornali e i servizi in tv francamente proviamo fastidio a vedere gay esagerati, mezzi nudi e poi i trans con tutte le tette di fuori”.

Quella stronza della lella di Ciampino mi guarda con la facci da furetto dispettoso. Deglutisco con calma: “Scusa ma tu parli al plurale perchè usi il maiestatis come il Mago Otelma” – e guardo il secondo della coppia che ancora non ha proferito parola – “o la pensate allo stesso modo?”

“Che simpatico che sei! Il Mago Otelma…. Ah! Ah!.. No, la pensiamo proprio nello stesso modo, altrimenti come faremmo a stare insieme? Noi siamo una coppia!”, risponde sempre il solito.

“Quant’è che state insieme?” domando al muto della coppia. “Un anno e mezzo, ma abbiamo preso casa insieme un anno fa. Abbiamo dovuto anche per motivi professionali. Ci è capitata un’occasione proprio sopra il negozio che abbiamo insieme…”, mi spiega sempre il portavoce.

“So’ du parrucchiere!”, colpisce al fianco la lella. “Parrucchieri, casomai!”, e finalmente sento articolare almeno tre parole da 2 di 2. “Scusa cara ma ci teniamo, questa cosa di apostrofarci (wow!) al femminile a noi proprio non piace. Noi siamo uomini, è vero, gay, ma uomini”,replica 1 di 2.

“Capisco, ma per me ad esempio non è così, oltretutto il mio lavoro di drag queen mi permette di altalenare tra il mio nome maschile e quello d’arte con una certa facilità e spesso i due piani si confondono”.

“Noi non potremmo, vero Nini?” dice 1 di 2 sorridendo a 2 di 2. “Ci abbiamo messo un sacco di tempo a mettere su un’attività, ad andarcene dalle nostre famiglie che non accettavano la nostra relazione e che non ci hanno aiutato in niente, che non possiamo rischiare di sputtanarci. Le nostre clienti sanno che siamo cugini, pensa!”

La Lella quasi si strozza mentre mangia delle verdure grigliate e io penso che metterei lei, sulla graticola. Distolgo gli occhi dai due cugini e bevo.

“Mi sa che tu la pensi un po’ diversamente, vero?” mi chiede 1 di 2, mentre 2 di 2 con perizia chirurgica sta aprendo con forchetta e coltello un carciofo alla giudia, mignolo della mano sinistra in alto, manco fosse a cena a casa di Joan Crawford. “Noi non frequentiamo altri omosessuali proprio per questo motivo, non ci piace esternare in pubblico i nostri fatti privati, siamo una coppia molto riservata e poi francamente ci viene proprio l’ansia quando per caso capitiamo fai conto al bar e incontriamo un gay che marca troppo. A noi dà proprio fastidio”.

Faccio un bel respiro, pensando che sono arrivati solo i piatti degli antipasti e non so se ce la farò a reggere fino al caffè.

2 di 2 si rianima improvvisamente: “Ma voi due come vi siete conosciuti?” La lelletta mi aiuta: “Su Facebook”. “Ma che davvero? Pensa, noi avevamo aperto un account Facebook per il nostro negozio ma dopo un mese lo abbiamo chiuso, ci chiedevano l’amicizia persone sconosciute e pure un sacco di gay, non potevamo utilizzare quel canale per promuovere la nostra attività”.

Mi parte l’embolo: “Scusate perché nel vostro negozio non servite gay e lesbiche?” “Si, certo che li serviamo ma, sai, il nostro è un negozio molto classico con una clientela molto distinta”. “Scusate ma perché i gay e le lesbiche non lo sono?” “ Beh, mica tutti”.

“Lella de casa, tesoro, ma questi due dove li hai trovati?” chiedo alla mia amica che nel frattempo si è fatta piccola piccola. “Io e te nel loro negozio non potremmo nemmeno andarci, tu con tutti quei tatuaggi e io perché sono anche un travestito, secondo i loro parametri”.

“Non mi interessa obiettare al vostro stile di vita, ma voi siete peggio di una becera coppia eterosessuale, in più clandestina, visto che per il mondo siete cugini. Avete tutti i sintomi di una brutta patologia che si chiama omofobia interiorizzata, che per un gay è peggio di avere una malattia ad esito infausto. Avete l’ansia di essere riconosciuti in quanto gay, nascondete il vostro orientamento sessuale praticamente a tutti, relazione con famiglie di origine zero perché probabilmente vi hanno inzuppato di pregiudizi contro i froci a tal punto che non avete avuto nemmeno il coraggio di ribellarvi e avete preferito andarvene piuttosto che combattere, come se pensaste che avessero ragione, ed è forse proprio questo che pensate. Nascondete quello che siete, lo negate tutti i giorni. Adesso mi manca solamente sentire che il sesso fra uomini è contro natura, che tutti i gay sono effemminati e tutte le lesbiche sono maschiacci e siamo apposto. Se ve lo posso suggerire, coraggio! Fatevi un esame di coscienza, voi schifate quasi tutto quello che è gay con lo stesso atteggiamento degli eterosessuali omofobi, dite cioè che voi siete diversi e siete meglio. Non lo siete affatto, io e la lelletta qui, noi si che siamo diversi.”

Inutile dirvi che per me la cena si è chiusa lì. 1 di 2 e sua moglie, 2 di 2, sono rimasti inebetiti al tavolo mentre la Lella di Ciampino mi accompagnava fuori dal locale. Mi è tornato il sorriso solo quando mi ha detto, salutandomi virilmente con una stretta da anaconda: “Amo’, nun je la fanno proprio, i tipi così ce l’hanno dentro e non riescono a tiralla fori!” E io le ho risposto: ” E se facessero aiutà, na mano non se nega a nessuno”. Sta ancora a ride.

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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