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Il Punto di Aurelio Mancuso: “I nostri figli del mondo”

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Aurelio Mancuso 00di Aurelio Mancuso  twitter@aureliomancuso

Quanti siamo ad affollare il pianeta? Oltre sette miliardi secondo le stime degli scienziati, che calcolano forse per difetto, perché in molti Paesi sono difficili se non impossibili veri censimenti della popolazione. In questo tripudio di ritorno all’amore per i figli, è bene ricordare che bisogna mettere tutte e tutti in condizioni di poter avere bambini, allo stesso tempo non si può esser ciechi, perché ogni anno muoiono circa cinque milioni di bimbi sotto i cinque anni, per fame e malnutrizione.

Nelle ricche (seppur in crisi economica) lande dell’Occidente la natalità è bassissima e la popolazione invecchia, mentre carestie, guerre, dominazioni in Africa come in Asia falcidiano milioni di persone di ogni età. Tutto questo si consuma in un vorticoso effetto perverso di espansione della popolazione umana, che fa registrare un costante aumento degli umani, che raggiungerà i dieci miliardi di esseri, almeno fino alla prima metà di questo secolo per poi, forse diminuire per assestarsi intorno all’odierna situazione. Senza scomodare i catastrofisti e gli ottimisti che rivelano profezie contrapposte, il tema che interessa a pochi, è la qualità della vita, ovvero, se i termini di genitorialità, infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità, vecchiaia, siano anche nel futuro impossibili da rendere simili a New York come a Mombasa.

Dalla fine dell’800 in poi nelle società industriali fino ai giorni nostri il valore della tutela dei bambini e dei minori in genere si è affermato, cosa si può dire dei restanti mondi? Quei bambini esausti e morenti sono delle madri africane o di tutte e di tutti noi? Quelle bambine schiave asiatiche e medio orientali sono immerse in tradizioni che si devono rispettare, (tra l’altro prede delle organizzazioni criminali internazionali che sfruttano il loro corpo), o interrogano la coscienza o siamo solo interessat* a imbandire le nostre culle? Senza mai dimenticare che in Italia abbondante si sparge la demagogia della necessità di far figli per non divenire una società decadente (quanta crassa ignoranza storica e antropologica), naturalmente nulla si fa, a differenza di ciò che avviene in altri Stati occidentali affinché si possa scegliere liberamente la genitorialità, sostenuti da utili strumenti fiscali ed economici.

Ma il tema che ritorna, nella riflessione generale è quale vita attende (quando riescono a sopravvivere) i milioni di bambini della gran parte del pianeta?

Il diritto all’infanzia e all’adolescenza nella cura, nella formazione, nella salute è negato e questo alimenta le metastasi dell’ingiustizia, su cui anche noi, non riflettiamo mai abbastanza. Appagati nei nostri molteplici colori, o negli speciosi rosa e azzurro, viviamo come in una bolla che ci impedisce di sentire le urla strazianti delle cataste di corpicini morenti, d’altronde nel Mulino Bianco il grano abbonda per le famiglie fragranti, profumate dai saponi pregiati, non il ributtante fango delle capanne arse dal sole dei bambini con le pance gonfie di malnutrizione e le vene infettate dall’Aids. Inizia il mese dei Pride, sfileremo felici e orgoglios*, giustamente e meritatamente, e tante nostre e altrui famiglie saranno nei cortei delle città del Rainbow, pensiamoci, noi che sappiamo cosa significa la genitorialità negata e discriminata, perché i diritti dei bambini sono molteplici e i più sono negati.

 

 

 

 

 

 

 

 

(3 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©aurelio mancuso 2014
©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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