di Daniele Santi
Solo, e solo con la forza delle sue idee, con il feroce regime dell’Apartheid che lo tenne in carcere per 27 anni pensando di impedire così che la giustizia e i valori di cui era portatore trionfassero, Nelson Mandela vinse.
Uscito di prigione, non potevano più tenercelo, iniziò il cammino verso la “liberazione” dei suoi fratelli Sudafricani: tutti, bianchi e neri, verso il moderno Sudafrica che conosciamo, grazie alla sua forza, alle sue idee, al suo carisma, che condussero l’African National Congress verso il potere che Mandela esercitò con intelligenza, anche quando i figli ingrati cominciarono a contestarlo e a mettere a soqquadro il paese con azioni inumane che sicuramente spezzarono il cuore al già anziano Mandela.
Intrattenne dialoghi con i potenti del mondo, li impressionò con la sua umanità, con il suo profondo rispetto per i diritti umani, per la sua sincera passione per un mondo più giusto: fece della Costituzione Sudafricana una delle più avanzate del mondo, così avanzata che i suoi concittadini faticano a comprenderne i principi ed i politici ad attuarli.
Presidente del Sudafrica per cinque anni dal 27 aprile 1994 al 14 giugno 1999, un solo mandato, si ritirò per lasciare spazio al nuovo, a coloro che avrebbero dovuto governare e vivere dopo di lui, quando aveva già 81 anni.
E’ rimasto con noi per 14 anni ancora, dopo avere lasciato il potere. Ha lottato come un leone anche contro la morte che ha cercato di ghermirlo più volte, senza riuscirci.
Poi se ne è andato in pace, come se ne vanno i grandi.
L’uomo che ha cambiato il mondo, la cultura, la musica, che ha dato dignità ad un paese, a un continente e alle idee di libertà universale ad una maggioranza di cittadini incapaci di seguirlo, non c’è più.
Il mondo non sarà più lo stesso.
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