Dopo il lancio della legge, il dietro-front dei partner del Golfo, arriva ora la difesa a spada tratta di tre parlamentari kuwaitiani della Legge che abbiamo soprannominata “del dito in culo ai gay”, noi conosciamo il Francese, che attraverso ispezioni corporali vorrebbe individuare l’omosessualità, difesa che arriva attaccando Amnesty International. Ché ci vogliono argomenti.
Amnesty aveva dichiarato che la proposta di legge kuwaitiana è “oltraggiosa e deve essere rifiutata con fermezza” costituendo una “gravissima violazione dei diritti umani individuali”, tesi che anche un membro del parlamento del Bahrein aveva sostenuto definendo la proposta kuwaitiana “folle”.
Abdul Rahman Al Jiran, membro del parlamento kuwaitiano, ha da parte sua invitato Amnesty International ad abbandonare la difesa della persone LGTB e a smetterla di promuovere vizi non-islamici (affermazione sulla quale si potrebbe studiare uno spettacolo di un paio d’ore di devastante comicità).
Abdul Rahman Al Jiran ha poi aggiunto che la Legge si basa sugli alti valori della cultura islamica.
Dubitiamo che tra questi valori ci sia anche la libertà di ispezionare invasivamente il corpo altrui, ma magri – noi che non siamo esperti – ci sbagliamo.
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