di Daniele Santi
Così che sono arrivate nuove scuse da Guido Barilla, dopo che qualcuno aveva già calcolato una caduta delle vendite del gruppo parmense del 10%, che magari è anche una idiozia, non che me ne freghi molto, scuse legate -credo- più a dinamiche aziendali che alle grida scomposte delle LGTBI genti che hanno trasformato una legittima protesta nella solita caciara senza capo né coda, senza organizzazione, disunita, dove ognuno dice quello che cazzo gli pare con il risultato di credere che le scuse di Guido Barilla siano dovute all’azione della LGTBI genti, leggasi associazioni.
La trasmissione radiofonica pomeridiana più seguita d’Italia, parliamo dello Zoo di 105 più di un milione di ascoltatori al giorno, da giovedì scorso sta scagliandosi con la volgarità che la caratterizza, contro i “gay permalosi”, eufemismo che sta ad indicare che di grida continue che non servono a nulla contro chiunque si esprima contro le persone omosessuali. Il succo della presa in giro era più o meno questa: ” Che cazzo me ne frega con chi vai a letto, mi frega che tu voglia togliere a qualcuno la libertà di dire quello che gli pare”, che è la mentalità che sta alla base del fallimento della Legge contro l’Omofobia che si è limitata a cavalcare l’esistente pregiudizio di cui la (divertentissima, ma qualunquista) trasmissione di cui sopra si è fatta portavoce (ascoltate la replica di lunedì 30 settembre, la trovate online su 105.net, per capire cosa voglio dire).
Siamo alle solite, sempre. La scomposta reazione ai bla bla bla del Bla-rilla di turno testimonia la scarsa, inesistente capacità delle LGTBI genti di comunicare con la consistente parte d’Italiani che li chiamano e ritengono permalosi, egocentrici, settari, che pensano che le discriminazioni non esistano, che essere gay sia quello stereotipo che vediamo in tv e ascoltiamo alla radio (rimandiamo alla replica di cui sopra).
Se non c’è una linea, se non c’è unità, se non si trova la quadra, qualsiasi protesta, anche la più legittima, rimarrà un inutile bla, bla, bla…
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