Non abbiamo particolari simpatie per Beppe Grillo, ma non abbiamo nemmeno particolari antipatie per il Movimento che ha fondato, ritenendolo, al contrario, un magnifico esperimento politico che avrebbe dovuto avere migliore riuscita e avrebbe davvero potuto cambiare le cose profondamente se non fosse stato schiavo dei deliri del suo capo, teso a trasformare il Movimento in un partito del pensiero unico.
Dopo le patetiche apparizioni sulla scena politica nazionale di Roberta Lombardi e Vito Crimi, già capigruppo trimestrali alla Camera e al Senato con i risultati mediatici e politici che tutti conosciamo, la riuscita elezione del rappresentante a 5 stelle alla presidenza della Commissione di Vigilanza RAI del quale non si sa più nulla (altre notizie sono benvenute, o anche qui è colpa della stampa comunista?), arriviamo al tempo della ribellione e della svolta di Grillo che è diventato pro-Porcellum dopo avere gridato – letteralmente, non fa altro da mesi – che era una legge immonda che andava cambiata.
Nell’annunciare il terzo V-Day il leader carismatico (sic) del Movimento si sta scontrando con il primo V-Day a lui rivolti dagli eletti nelle liste a 5 Stelle che, stanchi di non avere la minima libertà di manovra, si apprestano a lasciarlo al suo destino.
Se così fosse sarebbe un vero peccato: il Movimento 5 Stelle avrebbe davvero potuto cambiare qualcosa, e forse -inconsapevolmente- lo ha anche fatto.
Certo il 25% dei voti erano un’eccellente occasione. Persa.
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