Ci ha scritto un genio. Indicandoci una serie di link dove scrivevamo come la pensiamo rispetto a certe scelte del movimentismo lgtb, sui Gay Pride (l’utilità o meno di eleggere come sede nazionale Roma ogni anno, ad esempio), o rispetto all’atteggiamento di alcune frange del movimento lgtb, o alle battute sul mai troppo tristemente ricordato Gay Pride in bicicletta organizzato dagli ingegneri culturali (sic) del Cassero di Bologna, il genio ci scrive e ci accusa di essere antigay.
A parte le risate che ci siam fatte, perché a una buona barzelletta bisogna sempre ridere, ci siamo soffermati a riflettere un poco sulla nostra linea editoriale pensando a ciò che pubblichiamo di gay e non gay, di lesbo e non lesbo (sarà un caso che per un gay che ci attacca chiamandoci antigay, abbiamo un elevatissimo numero di donne lesbiche che ci seguono, ci commentano, ci ritwittano e ci scrivono?).
Sono sicuro e fiero della nostra linea editoriale: Gaiaitalia.com e tutte le iniziative ad essa legate non sarà mai un progetto culturale che pubblica cose solo perché non pubblicarle sarebbe “antigay”, e in tutto questo inseriamo:
- i culi nudi gratis
- i pettorali gratis
- le pubblicità di poppers e slip rinforzapacco
- tutto ciò che è nazismo estetico
- tutto ciò che è giovanilismo sterile e inutile
- con chi scopa Justin Bieber
- con chi non scopa Justin Bieber
- i piaceri del sesso anale
- la disgrazia di avere il pene piccolo
- l’apologia della stupidità
- il checchismo gratuito
- i deliri delle varie sfrante di turno (ne nasce una al giorno)
- le cronache di dark rooms annunciate
- varie ed eventuali
e punto.
Rispetto all’accusa di essere antigay, che dire. Se essere antigay vuol dire affrontare ogni argomento da un punto di vista LGTB senza fare l’apologia dell’LGTB tout court (capisce tout court, amico che ci scrive?) ebbene sì, siamo antigay.
Ma se Lei e i suoi stimati colleghi (dice che anche altri la pensano, così, cazzo che importanti siamo senza saperlo, con tutti i domini “gay” e “queer” che ci sono!) non sono soddisfatti di ciò che leggono posso sempre trasferire la loro attenzione su altre pagine.
Basta un click e ce ne sono migliaia.
Infine, più in alto, Le offriamo il logo di quelli che antigay lo sono sul serio, che sono un movimento mondiale e che dicono che pestare fino alla morte un frocio fa parte della libertà d’espressione.
Magari la fa anche riflettere. Stia bene.
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