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Sergio Lo Giudice: “Presenterò delle proposte di legge che propongano le richieste del movimento lgbt…”, nostra intervista

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Sergio Lo Giudice00di Maximiliano Calvo

Già presidente di Arcigay, di cui è ora presidente onorario, Sergio Lo Giudice è attualmente capogruppo del PD al Comune di Bologna, ed è uno dei candidati gay al Senato nelle liste del Partito Democratico. Spirito pragmatico, attento a non bruciarsi con risposte azzardate, ma pronto a scaldarsi alla prima critica, come noterete dalle risposte, non ci è particolarmente simpatico -del resto non è nato per essere simpatico a noi- ma è uno dei cavalli su cui puntare per poter sperare in un riconoscimento da parte delle Istituzioni di uguali diritti per le persone gay e lesbiche.

L’intervista:

Innanzitutto congratulazioni per la Sua candidatura, da molti anni Lei è in politica con incarichi importanti dentro il PD, come vede la situazione delle persone LGTB se il Suo partito dovesse vincere le elezioni?

In verità ricopro solo dal 2009 un incarico “importante” nel Pd, quello di capogruppo nel Comune di Bologna. Prima di allora ero già consigliere comunale, ma il mio impegno prevalente era nel movimento lgbt. La coalizione Pd/Sel si è impegnata su una legge contro l’omofobia e per una legge sulle coppie dello stesso sesso sul modello tedesco (un istituto analogo ma distinto dal matrimonio che prevede l’adozione solo dei figli del/la partner). Se il centrosinistra otterrà la maggioranza nei due rami del Parlamento questi obiettivi potranno essere realizzati, Se così non fosse servirà un lavoro più difficile di costruzione di una maggioranza parlamentare trasversale. Non sottovaluto gli ostacoli che certamente, come sempre, ci saranno, ma credo che questa possa essere la volta buona per fare un bel passo avanti.

Il Suo partito farà qualcosa di meglio di ciò che ha fatto Arcigay nel corso della sua più che ventennale quasi inutile storia?

Non condivido il giudizio su Arcigay, la cui storia non è stata per niente inutile, anzi ha rappresentato un elemento fondamentale nella costruzione di una comunità lgbt nel nostro paese. Arcigay ha offerto servizi, ha messo in campo interventi nelle scuole, ha rappresentato un’opportunità di socializzazione per tanti ragazzi e ragazze che tramite l’associazione sono potuti uscire dalla solitudine, ha favorito un cambiamento culturale nel nostro paese… Inutili – per tante ragioni – sono stati gli sforzi di Arcigay, come delle altre organizzazioni lgbt, di ottenere dal parlamento delle leggi di riconoscimento dei propri diritti. Ora non è che il Pd farà meglio o peggio di Arcigay. Si tratta di due realtà diverse che dovranno svolgere ognuna il proprio compito nel proprio ambito. Tanto più le associazioni riusciranno a fare sentire la loro voce nella società, tanto più sarà facilitato il compito di chi in Parlamento lavorerà per il raggiungimento di quegli obiettivi.

Della Sinistra abbiamo imparato a non fidarci quando si tratta di questioni lgtb, Lei cosa conta di fare una volta in Senato, a parte spiegare alla Finocchiaro cosa sono le famiglie?

Presenterò delle proposte di legge che propongano le richieste del movimento lgbt e lavorerò perché finalmente non siano solo i tribunali italiani ad affermare che i diritti delle persone lgbt siano riconosciuti, ma anche le leggi dello Stato. Una legge sull’omofobia attraverso la modifica della legge Mancino, l‘estensione del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, la tutela dei diritti dei bambini che nascono e crescono in famiglie omogenitoriali, la modifica della legge 40 sulla fecondazione assistita  e della  legge 164 sul cambio di sesso sono i miei obiettivi principali.

Le dichiarazioni della Finocchiaro sulla famiglia non sono state troppo roboanti prima (quando sono tristemente uscite e troppo misurate dopo (quando sono state miseramente scusate)?

Angela Finocchiaro ha detto una cosa sbagliata quando ha affermato che “nella nostra Costituzione, il matrimonio e la famiglia sono quelle eterosessuali“. È vero che la Corte Costituzionale ha affermato che i Costituenti pensarono solo a quel tipo di famiglia quando scrissero la Costituzione, ma – come ha chiarito anche la Cassazione – ha lasciato al Parlamento la scelta se riconoscere i diritti delle coppie gay e lesbiche attraverso l’estensione del matrimonio o una legge analoga. Ho scritto una lettera aperta alla Finocchiaro in cui spiegavo i termini della questione. Lei ha risposto pubblicamente scusandosi. Una risposta misurata, sicuramente, ma ci saranno altre occasioni per spiegare le nostre ragioni e fare valere le nostre argomentazioni.

Non si dovrebbe cominciare proprio dal Senato la discussione sulle unioni “alla tedesca”?

Nel 2006 il governo Prodi decise di fare partire dal Senato la discussione sui Pacs (che poi degenerarono nei famigerati Dico…) proprio perché la maggioranza più risicata che aveva al Senato suggeriva di affrontare da subito l’ostacolo più difficile. Non è escluso che anche stavolta, visto che si prevede uno scenario simile, si usi lo stesso schema e si cominci proprio da lì.

C’avrà il suo daffare con Binetti, Bindi, Finocchiaro, Buttiglione e tutto questo integralismo pro-famiglia normalizzata…

Binetti, Bindi e Buttiglione sono candidati alla Camera e non in Senato… In quanto ad Anna Finocchiaro, sono altri gli integralisti familisti.

Crede di avere fatto bene a sposarsi ad Oslo strombazzandolo di qua e di là mentre i gay italiani non posso farlo e forse per andare all’estero a sposarsi non c’hanno neanche i soldi, insomma un po’ più di sobrietà non era possibile?

Suggerirei un po’ più di rispetto per quelle coppie gay e lesbiche che si sono sposate fuori dall’Italia o hanno avuto all’estero dei figli e hanno deciso di dare pubblicità a questi fatti privati. La notizia di tante coppie italiane che sono dovute andare oltre confine a sposarsi o a fare figli, così com’è accaduto tanti anni fa per chi andava a divorziare o ad abortire all’estero, può avere un ruolo importante nella battaglia per il riconoscimento di questi diritti qui da noi. Usare termini come “strombazzare” e chiedere più sobrietà rischia di ammiccare a chi ci accusa di “ostentazione” perché manifestiamo in piazza. Abbiamo scelto di dare pubblicità al nostro orientamento sessuale e alle scelte conseguenti non per narcisismo o esibizionismo, come i nostri detrattori spesso ci accusano di fare, ma perché la visibilità è la nostra arma vincente.

Siamo sicuri che i gay italiani vogliano sposarsi e non abbiano invece ancora il problema di dichiararsi omosessuali con la loro madre?

Ricordo una maglietta che molti gay spagnoli indossavano all’Euro  Pride di Madrid  del 2007, subito dopo l’estensione del matrimonio in Spagna. C’era scritto: “Mi sposo o non mi sposo? Da oggi decido io”. Il punto non è quanti gay o lesbiche oggi vogliano sposarsi: il punto è che chi vuol farlo non può a causa di una legge discriminatoria basata sull’orientamento sessuale delle persone. Certo, oggi in Italia abbiamo problemi più pressanti: la violenza anche fisica contro le persone omosessuali, le offese a scuola verso adolescenti fragili perché privi di un supporto, la difficoltà ad essere visibili in famiglia o sul lavoro. Ma l’impegno per il superamento di tutto questo non deve impedirci di chiedere a gran voce l’applicazione integrale del principio di uguaglianza.

Perché un gay o una lesbica dovrebbero votare PD?

Perché solo dando al Pd e ai suoi alleati una solida maggioranza parlamentare possiamo contare che il Parlamento prenda seriamente in considerazione le nostre richieste. La vittoria del centrodestra rappresenterebbe altri cinque anni di stand-by, la frammentazione parlamentare rischia di produrre l’ingovernabilità e a farne le spese sarebbero prima di tutto quei temi che molti vorrebbero nascondere sotto il tappeto come la polvere.

Possiamo fidarci di Lei?

Chi vorrà fidarsi di me può contare su una lunga storia di impegno per i diritti lgbt, a cui ho dedicato gran parte della mia vita.  Chi mi conosce sa che farò del mio meglio. Chi non mi conosce e vuole avere qualche informazione in più può dare un’occhiata  al mio sito.

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