di Giovanna Di Rosa
Lo chiameremo ”Cittadino Alfa”. E’ un uomo di 38 anni, che dopo una lunghissima permanenza all’estero in diversi paesi europei è rientrato in Italia con il suo compagno. Non ha ambizioni politiche, ma ha le idee chiare. Lo abbiamo scelto tra alcuni dei nostri lettori abituali che abbiamo contattato per valutare la loro disponibilità a rilasciarci una intervista. Gli abbiamo proposto di essere il nostro Ospite della Settimana per capire/sapere come la pensa chi dall’estero torna in Italia e si trova a fare i conti con quello che c’è.
L’intervista:
Da privato cittadino che viene da una lunghissima esperienza all’estero, come vede la situazione dei gay e delle lesbiche italiani?
Dipende da cosa si intende e da che punto di vista. Voglio dire, se vuole un giudizio sui gay e lesbiche le rispondo che non sono dissimili dagli eterosessuali italiani con le loro fissazioni, chiusura mentale e vedute limitate con in più una carenza di autoironia disarmante. Per ciò che riguarda invece la condizione delle persone LGBT in Italia da un punto i vista dei diritti, doveri e parità…beh, c’è forse bisogno di commentare? Vede, in un paese come l’Italia dove i primi a discriminare sono i discriminati, c’è poco da sperare.
E la situazione politica?
Navighiamo a vista. Cioè nella nebbia e con i fari spenti; di notte ovviamente. Penso che Monti abbia chiare le idee di come uscire da una crisi che è globale. I partiti tutti, mi permetta il francesismo, si cagano addosso dalla paura e ringraziano che le decisioni difficili le prende Monti e non loro. Prima o poi dovrà finire e Monti – purtroppo ma correttamente e coerentemente – non si candiderà alle elezioni 2013. I partiti sono mille e sempre più frammentati, nessuno che valga la pena votare. Monti ha detto che ritiene impossibile che in Italia non ci sia un candidato da poter eleggere a presidente del consiglio. Penso che, come sempre molto diplomaticamente, abbia detto l’opposto di ciò che pensa…
Si accusa spesso l’italiano medio di cialtronaggine, sia detto con rispetto, epiteto che viene esibito soprattutto dagli stranieri. Puó spezzare una lancia a favore dell’Italico popolo?
Che dire, vorrei smentire che all’estero l’italiano medio sia sbeffeggiato, anzi! All’estero guardano allo stile di vita italiano come un traguardo a cui ambire. Ovviamente non sanno la realtà delle cose e l’erba del vicino è sempre più verde. Spezzare una lancia a favore dell’Italico popolo? Beh, in Italia si mangia benissimo.
Quale è il punto debole delle rivendicazioni della persone lgtb italiane?
Penso sia il punto debole di tutti gli italiani in generale (e sottolineo che sto generalizzando): la chiusura mentale, l’essere un po’ “Schettino”, che quando tutto va bene ci vantiamo e facciamo i gradassi e appena succede qualcosa puntiamo il dito sempre verso qualcun altro. E poi il trovare sempre una scusante a tutto e per tutto. Insomma l’immaturità direi.
E dell’associazionismo lgtb cosa pensa?
Che è un modo come un altro per mettere le chiappe in politica. Che un’associazione LGBT non può essere parte di un partito politico, specialmente perché cosa c’entra l’orientamento sessuale con la politica?
Sono uno l’efetto dell’altro?
Forse sono più l’uno il risultato dell’altro. Cioè il fatto che piuttosto che rivendicare ogni giorno sé stessi nella vita, si mandano avanti altri a fare il nostro lavoro. Sono le singole persone che devono rivendicare loro stesse in ogni momento, in ogni luogo ed ogni giorno. Bisogna smettere di fare finta di niente quando al bar, per strada, nei locali o in ufficio qualcuno offende le persone LGBT con battute, luoghi comuni ed ignoranza. Fare finta di niente è come dire: “Bravo! Bene! Bis!”.
Cosa cambierebbe nelle strategie di affermazione dei diritti lgtb in Italia?
Prima di tutto cambierei la testa delle persone LGBT italiane, e non solo. Ovviamente includo anche la mia. Viviamo in un mondo in cui l’obiettivo dell’esistenza è il superfluo e l’inutile. Certo, nessuno, nemmeno io, vuole vivere da eremita, ma santo cielo una sana via di mezzo non la si può trovare? Forse anche a causa dell’associazionismo politicizzato, unito al disgusto per la politica italiana, le persone LGBT hanno cercato, e trovato, altri interessi e l’identità comune al gruppo sociale LGBT è diventata una marca di vestiti alla moda o il telefonino con la mela o altri frutti. Nei decenni passati ed in altri paesi, l’appartenere ad un gruppo sociale come quello LGBT significava condividere una posizione di lotta, di ambizione, di voglia concreta di crescita sociale. Oggi di questa visione ne rimane ben poco.
Lei si sento protetto?
Dallo Stato? No. Da me stesso e dal modo in cui vivo la mia vita, sicuramente di più. Intendo dire che il mio modo di vivere, non nascosto ma nemmeno provocatorio sempre e comunque, mi permette una certa tranquillità. Le persone, se mi apprezzano, lo fanno per quello che sono professionalmente e socialmente. Chi mi porto a letto o chi amo sono fatti miei e nessuno si pu`ø permettere di giudicare le mie faccende private.
E quanto si sente insicuro o tutelato dallo stato italiano?
Tutelato pochissimo, visto che nessuna legge difende me e le persone LGBT in caso di reati contro o a causa del nostro orientamento sessuale. Insicuro nemmeno, ma non certo perché lo stato mi difende. La mia sicurezza non deriva dallo stato in cui vivo, anche se ammetto che uno stato che ti tutela ti rende orgoglioso di esserne cittadino.
Se è in coppia, puó dirci se il suo compagno la pensa come lei o se ha un distinto punto di vista?
Io ed il mio compagno la pensiamo allo stesso modo: d’altronde, opinioni a parte, la realtà è una sola. A meno che non vogliamo interpretare anche quella? Tipica abitudine tutta italiana. Gli anglofoni dicono “In Italy everything is negotiable”, tutto è contrattabile in Italia… E mi creda che hanno perfettamente ragione.
C’è un partito italiano che le da più fiducia di altri sul piano dell’uguaglianza di diritti e doveri di tutti i cittadini?
No. Non un partito. Singole persone magari, penso – non senza un certo timore – a Fini, Renzi e la Bindi…ovviamente scherzo sull’ultima che andrebbe cestinata tutta così com’è. Ma è speranza più che fiducia…almeno i primi due ne parlano senza imbarazzo.
Come vede il suo futuro?
Domanda molto difficile. Vede, io rimango ottimista e credo che il mio futuro sia in gran parte nelle mie mani. È responsabilità di tutti i singoli cittadini comportarsi come si vorrebbe che gli altri si comportassero. Io seguo questa regola il più possibile e spero che, senza fare il profeta che rompe molto, anche gli altri facciano altrettanto. In questo caso il futuro mio e di tutti sarebbe certamente migliore.
E quello dell’Italia?
L’Italia, secondo me, è un paese di cariatidi di ogni età. Vecchi, giovani, mezza età, il cervello medio è vetusto e poco proiettato verso il futuro. Ciò che deve cambiare è la coscienza del popolo italiano. Siamo tutti bravi a sentirci italiani davanti alla nazionale di calcio o denigrando la cultura, il cibo, le tradizioni ed il patrimonio di altri (spesso tutti) i paesi. Questo non è giusto ed è sintomo di ignoranza e piccolezza mentale; di una coscienza nazionale piena di insicurezze, senza punti saldi e timorosa di fronte a tutto ciò che è nuovo, diverso o mai visto prima. La diffidenza nei confronti di tutto e tutti, se non riusciremo ad eliminarla, credo ci distruggerà come popolo, come persone e come nazione.
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